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Maurizio Sarri sfata il tabù Lecce e la Lazio vola. Un mese splendido quello dei biancocelesti, che dopo il ko con l’Inter hanno sistemato le cose dietro e sono tornati quelli dell’anno scorso: gioco meno spettacolare, cinismo, gestione, ottima difesa e soprattutto vittorie. E così, ne sono arrivate quattro in campionato più l’adrenalina nel derby di pochi giorni fa: la Lazio è la squadra più in forma del campionato e ora aggancia persino il quarto posto, in attesa delle altre, fatto impensabile dopo le prime quattro giornate in cui erano arrivate tre sconfitte. E non è certo stata una passeggiata di salute quella dell’ora di pranzo: il Lecce è tosto, resta sempre in partita, mette paura e alla fine cede poco, capitola solo su una grande giocata di furbizia di Luis Alberto che imbecca Felipe Anderson. Lui gioca sempre, risponde alle critiche e va a segno: la decide il brasiliano, il cui futuro è nebuloso, il recente passato con qualche rimbrotto del tecnico e dei tifosi, ma il presente da falso nueve, visto che Castellanos è out e Immobile è appena tornato, ma fra due settimane sarà già fuori per squalifica.
Arrivano tre punti e la certificazione che ora questa Lazio è squadra. Nel momento giusto per provare a conquistare un titolo, visto che ora c’è la Supercoppa e Sarri ci arriva a gonfie vele. E soprattutto, sistema le cose nel rapporto con i salentini: non li aveva mai battuti da allenatore biancoceleste, aveva subito due clamorose rimonte al Via del Mare, ed evita di diventare il primo a non vincere per quattro volte di fila contro questa rivale. Per D’Aversa, invece, tanta amarezza: poteva arrivare il pareggio, invece c’è da commentare una sconfitta sovrapponibile a quella di Bergamo, ma con una grande consapevolezza, quella di essere a buon punto in chiave salvezza e di sapersela giocare contro qualsiasi avversaria.
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