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“Pur di salvare la Samp cedo le quote a un euro”. Così Massimo Ferrero, proprietario del club blucerchiato, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport dopo la retrocessione della squadra in Serie B e con il rischio sempre più concreto di un fallimento della società. “La retrocessione fa male, i tifosi non meritavano questa enorme delusione. Con me al timone l’incubo non ci sarebbe stato, ma da 18 mesi io nella Samp non decido nulla. Non mi danno neanche un biglietto per entrare allo stadio”, dice Ferrero.
“Garrone mi ha affidato la Samp e ha sempre detto che se fosse accaduto qualcosa sarebbe intervenuto lui. Perfetto, lo dimostri: si riprenda la Samp, gliela ridò a un euro, non voglio nulla per me”, aggiunge il patron blucerchiato, che risponde così a chi gli fa notare che per prendere la Samp dovrebbe versare circa 35 milioni a un trustee in cui la società è inserita. “Basta fare un aumento di capitale e poi può darla al suo amico Barnaba o a chi vuole lui. Parli con il trustee Gianluca Vidal e con il mio avvocato Pieremilio Sammarco, che ha provato invano a contattarlo”.
Si parla anche di 200 milioni di debiti, ma Ferrero a riguardo afferma: “Non mi risulta assolutamente una cifra così alta e comunque dei debiti accumulati nell’ultimo anno e mezzo devono rispondere altri. Quelli che hanno esonerato D’Aversa, poi fatto un contratto di tre anni a Giampaolo e tante altre operazioni di mercato clamorosamente sbagliate”. Ma la Sampdoria di chi è? “Le quote sono della mia famiglia -risponde-, ma ora la società è gestita da uomini non miei. Lanna neanche lo conosco. parla tanto, ma dopo una retrocessione così dovrebbe assumersi maggiori responsabilità. Vorrà pure bene al club, ma saperlo guidare è un’altra cosa. Lo sfacelo non porta la mia firma”.
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