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In una vita, il procuratore capo dell’Aia, premiato e stimato dall’associazione, nell’altra “Rambo” che pesta i pesci piccoli per conto dei narcotrafficanti internazionali, sospeso dall’Esercito e con tanto di finta laurea ostentata. E’ il doppio volto di Rosario D’Onofrio, arrestato dalla direzione distrettuale antimafia di Milano per associazione a delinquere nell’ambito di traffico internazionale di droga, che però era conosciuto come procuratore capo dell’Aia, associazione italiana arbitri. Colui che di fatto doveva controllare l’operato e la deontologia dei fischietti italiani, getta nel caos più totale il mondo del calcio.
Dall’inchiesta emergono dettagli agghiaccianti. Arrestato già nel 2020 e finito ai domiciliari, ma incredibilmente promosso dall’Aia a procuratore capo nel marzo del 2021. In più, a luglio di quest’anno aveva ricevuto anche un premio. Nel mentre, nel mondo degli spacciatori era conosciuto e temuto, chiamato “Rambo” per via del suo passato da militare, di lui si diceva in giro che avrebbe pestato i traditori e li avrebbe torturati con la corrente. Uno pronto a usare le mani, ma che di giorno era tra i dirigenti principali dell’associazione italiana arbitri. Che ora cade dal pero, ma resta nel mistero come la sua nomina sia stata potuta portare avanti senza venire a conoscenza quantomeno delle vicende penali.
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