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“Tre anni alla Roma! Non sono molti i direttori sportivi che hanno la possibilità di stare tre anni in questa squadra. Non sono il tipo di persona che lavora 15 anni nello stesso posto e che vuole sentirsi a proprio agio, mi piacciono i rischi, le sfide. Penso che il ciclo sia vicino alla fine. Non sto parlando del ciclo Roma o del ciclo Friedkin, ma la missione che avevo era quasi compiuta. Personalmente mi sento stanco. Vent’anni fa un direttore sportivo guardava le partite e ingaggiava giocatori. Ora non è più possibile, il ruolo è più ampio”. A dirlo in un’intervista a The Athletic è Tiago Pinto, direttore sportivo della Roma fino al prossimo 2 febbraio, quando lascerà il club giallorosso. Il dirigente portoghese ripercorre le tappe della sua esperienza in giallorosso, a partire dall’ingaggio di Josè Mourinho: “Credo che tra il messaggio al suo agente e l’annuncio siano passati 14 giorni – spiega -. Se penso alla proprietà , il modo in cui abbiamo ingaggiato Mourinho, li rappresenta molto bene. Lo abbiamo fatto velocemente, senza clamore e sorprendo tutti. Anche con Dybala siamo stati molto intelligenti nel gestire i tempi. Non avevamo la forza di competere con gli altri club che lo volevano. Per varie ragioni, però, il club A (non farò nomi) non era in grado di concludere l’accordo in quel momento e il club B stava cambiando allenatore e abbiamo capito che era quello il momento. Lukaku? Conoscevo molto bene l’agente perché parlavamo di un altro suo giocatore – aggiunge Pinto -. Ovviamente ogni volta che parlavamo dell’altro giocatore, facevo sempre delle battute su Romelu. Non ho mai detto di volere Lukaku, ma ho sempre saputo cosa stava succedendo”.
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