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L’ex difensore della Roma, Juan Jesus, nel corso di un’intervista rilasciata ai microfoni di Rete Sport su 104.2 FM, ha voluto salutare il club giallorosso: “Ho sempre dimostrato quello che mi veniva dal cuore, chi mi conosce sa che sono un ragazzo serio, sincero e cerco sempre di trasmetterlo. Ho trascorso 5 anni bellissimi a Roma, mio figlio è nato a Roma, il mio legame con la città va oltre la squadra. Mi dispiace tanto andare via da Roma, ma il calcio è così, sarò sempre un tifoso della Roma. In futuro non so cosa accadrà, adesso per me è importante prendere anche la cittadinanza italiana dopo 10 anni vissuti qui non so se vivrò qui o in Brasile, quando ho lasciato la mia terra avevo 20 anni, la mia famiglia mi manca sempre, convivere con la famiglia è sempre importante, capirò più avanti se vivere a Roma o a Milano”.
“Io nei cinque anni che ho vissuto a Roma li ho sempre vissuto al massimo da professionista, ho giocato tanto nei primi tre anni poi molto poco nelle ultime due stagioni. – ha proseguito il brasiliano – Avevo la possibilità di andare via, ma per la mia famiglia per evitare spostamenti ai miei figli che avrebbero dovuto cambiare scuola, ho scelto di restare. Pensavo di poter aiutare la Roma, mi sono sempre allenato bene, ho rispettato tutte le decisioni. Non cambierei nulla, perché credo che tutto ciò che succede, accade per un motivo. Sono cresciuto come uomo, ho vissuto momenti strani, ma mi sento comunque migliorato. Tutti quanti, tutti quelli che ho incontrato in questi 5 anni, perché tutti hanno fatto parte della mia vita, tanti mi hanno aiutato nei momenti belli e in quelli brutti. Certamente sento tanti ragazzi, Totti, De Rossi, Daniele per me è come un fratello, ci siamo legati tanto e mi hanno permesso di crescere”.
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Juan Jesus ha poi voluto esprimere il suo pensiero anche sulla Nazionale italiana: “Sono brasiliano, sono nato in Brasile, difenderò e penserò sempre ai colori brasiliani, con tutto il rispetto di Toloi, Jorginho e Emerson. Conosco bene Mancini, gli azzurri possono fare bene. Quando eravamo insieme all’Inter, per i suoi metodi di lavoro, ho sempre pensato che facesse bene in Nazionale, faccio il tifo per loro”.
“Fonseca? Se andiamo a vedere le partite che ho giocato ho sempre fatto il mio, sono sempre stato professionale. Sinceramente non so perché lui non mi abbia mai considerato, ero sempre disponibile, mi sono sempre allenato, anche quando ho giocato 5 minuti, ho sempre dato il massimo. Se non ho giocato di più, non è dipeso dalle mie condizioni, sono sempre stato a disposizione, tranne quei 20 giorni a marzo che ho avuto il Covid”, ha concluso il difensore.
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