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L’unica situazione che potrebbe rendere ancor più paradossale la rottura tra la Roma e Gianluca Petrachi, è un exploit dei baby Freddi Greco e Flavio Bucri, i due giocatori ceduti dai giallorossi come ‘indennizzo’ al Torino per liberare un direttore sportivo poi sospeso esattamente un anno dopo dal club capitolino. Per carità, la rivelazione di due talenti italiani sarebbe accolta a braccia aperte da tutto il calcio italiano, Roma compresa, a testimonianza della qualità di uno dei settori giovanili più competitivi d’Europa. Ma sarebbe inevitabilmente l’ennesima beffa di una storia lunga un anno che ha visto concludere il suo arco narrativo nel modo in cui era iniziato: con un braccio di ferro tra le parti. Con la differenza che dall’altra sponda non c’è più Urbano Cairo, patron del Torino nei panni del sergente inflessibile per nulla disposto ad accettare le dimissioni di un dirigente approdato al club granata quando l’obiettivo non era che la salvezza. Di strada Gianluca Petrachi da quel momento ne ha fatta tanta e con lui il Torino. Nel 2014 la formazione di Ventura conquista la qualificazione in Europa League e lui, il ds di Lecce con una brevissima esperienza in maglia granata da giocatore, vince il premio Maestrelli come migliore ds della Serie A. Poi il 2019 e la voglia di fare un salto di qualità e di vivere le pressioni di una piazza più ambiziosa incontrano le esigenze di una Roma uscita malconcia dalla gestione sportiva di Monchi.
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La prima grana da gestire in giallorosso è quella del futuro di Edin Dzeko e coincide con il primo lapsus che costa addirittura una indagine aperta della Procura federale: “Quando sentii l’Inter per Dzeko a maggio”, cioè nel mese in cui era ancora sotto contratto con il Torino. Si giustifica con la tesi di una disattenzione verbale e alla fine la Procura lo assolve. Ma è il primo capitolo di una storia in giallorosso vissuta sotto l’ombra ingombrante di Franco Baldini tra dichiarazioni pubbliche e prese di posizione (incluso lo scivolone “Il calcio è un gioco maschio, non per ballerine”, nel post Roma-Cagliari) che col tempo sono piaciute sempre meno alla dirigenza e ai giocatori fino ad arrivare ad un messaggio offensivo inviato a James Pallotta, reo a detta del ds di non averlo incluso tra i ringraziamenti in un’intervista al sito del club. Di fatto è questo il motivo che sta alla base della sospensione di Gianluca Petrachi da direttore sportivo della Roma. Perché di fatto, considerando anche il budget, di acquisti nella scorsa stagione l’ex Torino ne ha sbagliati veramente pochi. E almeno questo bisogna riconoscerglielo.
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