Javier Pastore - Foto Antonio Fraioli
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La Roma sta attraversando un periodo meraviglioso, con annesso terzo posto conquistato in solitaria dopo la vittoria per 2-1 contro il Napoli, valida per l’undicesimo turno della Serie A 2019/2020. La compagine guidata magistralmente da Paulo Fonseca ha il suo fulcro nella tecnica sopraffina dei suoi interpreti, fra i quali risalta un super Javier Pastore, centrocampista dal talento puro ma spesso discontinuo. Queste la parole del “Flaco”, riportate dal Corriere dello Sport: “I fischi  li ho presi in tutte le squadre in cui ho giocato, così come gli applausi. È per il mio stile di gioco. Se sto bene riesco a dare il meglio, ma se fisicamente non ci sono non riesco a dare il massimo. A volte se non hai la forza di correre indietro ti tieni per fare una corsa buona in avanti. E tutto questo lo spettatore lo nota. Io a volte apprezzo più i fischi. Quando le cose vanno bene è evidente, ma quando vanno male hai bisogno di una reazione del pubblico. Sono cose che personalmente mi danno qualcosa in più, mi dico: ok, forse è meglio che vado due ore prima all’allenamento“.
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Successivamente Pastore ha raccontato gli schemi pretesi da Fonseca e cosa chiede l’allenatore lusitano ai propri effettivi: “Abbiamo lavorato su diversi aspetti. Vuole che un centrocampista punti sempre la porta avversaria e che non sia rivolto verso la nostra area. Ho dovuto concentrarmi molto in allenamento, perché io ero abituato a stare spalle alla porta, per fare uno-due con i compagni. Il mister, però, vuole che giochiamo in avanti, facendo un continuo cambio gioco da destra a sinistra. Ma la cosa più importante è la fiducia che ci dà il tecnico e il modo in cui ci parla. Io ho avuto diversi allenatori e ho appreso tanto da tutti: posso dire che questo staff tecnico ha un’enorme voglia di fare e bene e di vincere. Sono tutti ragazzi giovani, hanno tante convinzioni importanti e ce le trasmettono. Per una squadra come la Roma che vuole puntare in alto tutto questo è fondamentale“.
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