[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”1132026″]
Lunga intervista a Repubblica per Henrik Mkhitaryan, nella quale il centrocampista armeno della Roma ha toccato diversi temi non solo calcistici. Anche lui infatti ha vissuto in prima persona la guerra del Nagorno Karabakh, il conflitto tra Armenia e Azerbaijan che è scoppiato un anno prima della nascita di Mkhitaryan. Una situazione che è arrivata persino a condizionare la carriera del giocatore, che non ha potuto prendere parte alla finale di Europa League di Baku per motivi di sicurezza nel 2019 con la maglia dell’Arsenal.
[the_ad id=”668943″]
“Una finale europea è l’occasione di una vita, la Uefa dovrebbe garantire la sicurezza di tutti i giocatori in tutti i paesi – spiega Mkhitaryan – E’ stato doloroso doverla saltare per motivi di sicurezza, così come è dolorosa la guerra tra Armenia e Azerbaijan. In pochi capiscono perchè in pochi vivono situazioni del genere, fa male pensare che ci siano prigionieri sottratti dalle loro famiglie e rinchiusi da anni in Azerbaijan. Mi hanno chiesto di convincere altri giocatori ad esporsi a favore dell’Armenia, ma io non l’ho fatto. L’ho fatto io, ma solo con appelli alla pace, nient’altro. Era importante che il mondo si svegliasse, che qualcuno facesse sentire la propria voce. Molti hanno preferito non essere coinvolti. Ringrazio il governo italiano per il sostegno, anche Matteo Salvini, anche se la mia non è una preferenza politica.”
Mkhitaryan però parla anche di calcio giocato, sottolineando il valore del campionato italiano: “Credo che la Serie A sia sottovalutata, quando ero in Premier si diceva che fosse calato il livello ma quando sono arrivato alla Roma ho subito capito che c’è grande qualità. Presto parlerò con la Roma del contratto, finora non c’è stato tempo ma qui sono felice. E’ stata la possibilità di poter continuare a dimostrare di fare bene.” Ancor prima dell’Arsenal, è stato però Klopp con il Borussia Dortmund a lanciarlo: “Per me è stato come uno psicologo – spiega – Con lui ho giocato il mio miglior calcio e mi ha aiutato a capire che un errore non conta se hai dato tutto. Prima quando sbagliavo qualcosa mi chiudevo in camera e non parlavo con nessuno per due giorni.”
[the_ad id=”676180″]