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Il terzino della Roma Aleksandar Kolarov, intervistato dall’emittente DAZN, ha spiegato il suo modo di calciare le punizioni: “Mio fratello e io da piccoli giocavamo nel nostro cortile con una palla e con il nostro cancello di legno, che aveva un angolo in alto a sinistra che se la colpivi faceva un gran rumore. Questo faceva arrabbiare i vicini, che iniziavano ad urlare, e io cercavo di colpirla in modo da farli urlare. Ci vuole il talento, il piede ma dipende tanto da come ti alleni. Penso sia troppo importante la rincorsa. Se mi metto bene col corpo vedo la barriera, il portiere e cerco di mettermi bene per mettere bene il piede, così il pallone lo prendo come voglio io. Se mi metto bene, se mi sento comodo quando prendo la rincorsa ci sono tante possibilità che il portiere la prenda dalla rete”.
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Il serbo ha parlato anche del suo idolo Sinisa Mihajlovic e di quella che ritiene la sua punizione preferita in carriera: “Lui non era solo il mio ma l’idolo di tanti ragazzi quando giocava alla Stella Rossa. Io poi ho avuto la fortuna di lavorare con lui in Nazionale, quindi qualche segreto me l’ha detto sicuramente. Se devo sceglierne una, mi è piaciuta tanto quella con il Bologna. Era una partita che dominavamo e, dopo un paio di minuti nel secondo tempo l’ho aperta io e poi l’abbiamo vinta all’ultimo secondo. Se devo sceglierne una, dico questa”.
Kolarov è certo di un futuro ancora nel mondo del calcio, anche se non sa bene in quale ruolo: “Penso da tempo a cosa farò nel futuro. Ho alle spalle la maggior parte della mia carriera, mi vedo ancora come giocatore, posso dare tanto, mi sento bene fisicamente. Sono concentrato sul campo. Dopo la fine della carriera mi vedo sicuramente nel calcio, questo è poco ma sicuro. Sul ruolo non sono sicuro, ho ancora due anni per pensarci”.
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