Adesso la Roma è definitivamente con le spalle al muro. Se l’inizio in campionato è estremamente deludente, con 10 punti in 8 partite, ma quantomeno in linea con gli 11 ottenuti nello stesso numero di giornate dalla squadra di Mourinho un anno fa, e dunque si può ancora dare la sferzata, c’è un’urgenza di vincere traslata anche in Europa, dove un punto in due partite e la rovinosa trasferta di Elfsborg pesa nel bilancio non solo dell’avvio di stagione giallorossa, ma anche della gestione Juric dopo l’esonero di De Rossi.
Dall’arrivo del tecnico croato non si sono visti miglioramenti dal punto di vista del gioco, c’è un lieve passo avanti dal punto di vista dell’atteggiamento e della capacità di restare ancorati al match in tutte le sue fasi, ma è evidente come manchi qualcosa. Soprattutto i punti: tra Dinamo Kiev giovedì e poi la Fiorentina domenica, sia la Roma che Juric si giocano una fetta importante di futuro, perché adesso non si può più sbagliare e bisogna correre, o il rischio di un nuovo esonero, con tutto quello che ne conseguirebbe, sarà dietro l’angolo per l’allenatore ex Toro.
Difficile dire cosa non vada per il verso giusto nell’ambiente romanista adesso, anche perché le note positive sono davvero poche. Dovbyk ha dimostrato a sprazzi di essere un attaccante di valore, ma viene servito poco e male, Dybala non riceve quasi mai palla in una posizione in cui può fare la differenza e a livello psicologico sembra per nulla parte del progetto dopo le turbolenze di mercato estive, e poi il caso Zalewski, da fuori rosa a titolare contro l’Inter e con l’erroraccio da cui nasce il gol decisivo di Lautaro, passando per una fascia destra nella quale Celik si è ritrovato a essere titolare fisso nonostante le prestazioni horror. I ricambi di qualità sono pochi, Soulé è quasi un caso, e in sostanza non c’è quell’anima, quella verve che una squadra che punta alla Champions (-4 dal quarto posto in otto giornate è già parecchio) dovrebbe avere. A Juric il compito di risollevare la barca in tempesta o sarà naufragio definitivo.