Un flashback Daniele De Rossi rischia di averlo: Livorno-Roma, agosto 2013. Al termine di un’estate caratterizzata da rumors sull’addio, l’ex centrocampista – ora allenatore – sbloccò il risultato con una conclusione dalla distanza. Tra i primi ad abbracciarlo Erik Lamela, seduto in panchina tutto il tempo, prima della cessione già chiusa al Tottenham. Se la serata di Paulo Dybala a Cagliari sarà più simile a quella di De Rossi o a quella del suo connazionale lo diranno le prossime ore. Quel che è certo è che la sfida dei giallorossi contro i sardi all’Unipol Domus (ore 20:45) si presenta in un clima pesante alla luce delle voci (“qualcosa in più di voci”, ha detto lo stesso De Rossi in conferenza) sulla cessione della Joya in Arabia Saudita. “Paulo è convocato. Io posso solo parlare della situazione con delicatezza, da allenatore non posso commentare delle voci – ha esordito De Rossi alla vigilia del match -. Non ci sono indisponibili. Paredes giocherà con la primavera perché è squalificato, siamo contenti del sostegno del settore giovanile. Le mie speranze sono quelle di altri 10 allenatori, spero di continuare a vedere l’entusiasmo e la dedizione al lavoro dei ragazzi”.
L’unico argentino in campo dal 1′ in casa Roma potrebbe quindi essere Matias Soulè, destinato ad occupare le stesse zolle o quasi di Dybala. C’è curiosità per vedere all’opera lui e Dovbyk, che nella scorsa stagione si presentò al Girona con un gol alla Real Sociedad. A completare il tridente dovrebbe essere uno tra Zalewski ed El Shaarawy con il primo favorito. Pochi dubbi a centrocampo. Senza Paredes, Cristante agirà in regia con Pellegrini e Le Fee a fare da raccordo tra i reparti. In difesa spazio ad Angelino, Ndicka, Mancini e Celik. Sul mercato manca un terzino destro, un difensore centrale (Kumbulla è passato in prestito all’Espanyol) e forse un centrocampista e un esterno in più. De Rossi attende e non mette fretta. Ha fatto bene per sei mesi e ha firmato un rinnovo importante, sa di non potersi permettere sfoghi come quelli Antonio Conte a Napoli, ma ha le idee chiare: “Io voglio una squadra forte e risultati buoni. Questi mi salvano”. Tra le righe sembra dire: possiamo essere forti anche senza Dybala. Un’altra sfumatura di un messaggio più vasto ad una Roma che ora deve pensare solo al campo. Come a Livorno undici anni fa.