C’è una stagione che ogni tifoso romanista usa come metro di giudizio quando le cose vanno male: nel 2004-05 la Roma ottenne la salvezza aritmetica alla penultima giornata e cambiò cinque allenatori, arrivando a difendere la categoria con Bruno Conti in panchina. Oggi, dopo dodici giornate, la Roma ha gli stessi punti di quell’anno a parità di partite giocate. Tredici punti. Che nel 2004 valevano la quindicesima posizione. E che oggi lasciano i giallorossi al dodicesimo posto. Anche in quel caso la Roma aveva esonerato una bandiera dopo quattro giornate: Rudi Voeller pagò il brutto avvio, Daniele De Rossi uguale. Con la differenza che nel 2004 l’ex attaccante tedesco aveva assunto l’incarico in fretta e furia dopo le dimissioni estive di Cesare Prandelli. Stavolta forse è ancora peggio: perché De Rossi ha firmato un triennale, ha guidato il calciomercato e non ha avuto il tempo necessario per modellare la nuova Roma. Nel 2004 Ezio Sella restò alla guida della Roma per la sola partita di Champions League al Bernabeu contro il Real Madrid, prima di lasciare il posto a Luigi Delneri, tecnico dalla quinta alla ventottesima giornata. Toccò a Bruno Conti salvare la baracca. Un gol di Cassano a Bergamo fu lo spartiacque tra paradiso e inferno per una Roma che, oltre a Fantantonio, aveva calciatori del livello di Totti, Montella, De Rossi, Mancini, Chivu e Mexes. L’unica nota positiva fu che quell’annata servì come scossa alla società. Un monito per ripartire e non sbagliare nessuna decisione: Rosella Sensi, Franco Baldini e Daniele Pradè scelsero l’artefice del miracolo Udinese, Luciano Spalletti. Il resto è storia. La speranza dei tifosi è che non sia necessaria una salvezza alla penultima giornata per rilanciare il progetto dei Friedkin.
Roma, 13 punti come nel 2004-05: la salvezza aritmetica arrivò alla penultima giornata
Striscione Curva Sud Roma - Foto Raffaele Conti / IPA Sport / IPA