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Alfredo Trentalange ci prova. Dopo la gestione Nicchi tra molte più ombre che luci, dal giorno di San Valentino del 2021 il nuovo presidente dell’Aia, l’associazione italiana arbitri, è l’ex fischietto di Torino ad assumere il comando delle operazioni in un mondo arbitrale che cerca il suo riscatto per diversi motivi. La vicenda di Gavillucci, l’inchiesta sull’audio scomparso nel dialogo arbitro-Var del famoso Inter-Juventus, una serie sconsiderata di polemiche a ogni decisione, il fatto che i direttori di gara non possano rilasciare dichiarazioni nei post partita. Tanti i motivi per cui serviva un cambiamento, ecco che finalmente nel 2021 c’è stato il ribaltone. E, possiamo già dirlo, la gestione di Trentalange è stata estremamente in controtendenza rispetto a chi lo ha preceduto, anche se tanto ancora c’è da fare.
Tanto, però, si è già fatto, in pochi mesi e in modi pragmatici. E se è vero che i fatti di cui stiamo per parlare possono essere visto come un qualcosa di negativo per la stessa Aia, è altrettanto vero che per cambiare le cose serva un punto di rottura, rivoltare come un calzino un’associazione che per certi versi stava prendendo una brutta piega. E soprattutto, se in pochi mesi dalla sua elezione sorgono degli scandali, è perché forse negli anni precedenti certi atteggiamenti venivano tollerati. Tolleranza zero dal 2021, e via con il primo scandalo.
E’ maggio 2021 e scoppia il caso delle carriere truccate. Minelli e Baroni, dismessi a fine 2020 dall’allora Can A e B, si scopre sono stati volutamente penalizzati dai piani alti dell’Aia per salvare il giovane Robilotta e l’esperto Abbattista. Il primo era l’ultimo in graduatoria e sarebbe dovuto essere dismesso, il secondo per limiti di età non avrebbe avuto i requisiti per ottenere una deroga. Ne pagano le conseguenze il terzultimo e penultimo in graduatoria, con dei voti aggiustati in extremis così come rivelato da intercettazioni che non lasciano spazio all’immaginazione. E allora, pioggia di ricorsi, indagini interne ed ecco che in estate 2021 arriva il verdetto: Minelli e Baroni vanno reintegrati, Abbattista si salva comunque e resta in organico, Robilotta è dismesso anche perché invischiato nell’altro caso spinoso dell’anno.
E’ quello di luglio 2021, è il caso “Rimborsopoli”, ovvero lo scoperchiamento del vaso di Pandora di cui tutti all’interno dell’Aia sapevano implicitamente: alcuni arbitri di Serie A, anche internazionali, falsificano i rimborsi spese per le trasferta sui vari campi della massima serie e per poche manciate di euro arriva un’inchiesta interna incredibile per quelle figure che dovrebbero garantire la regolarità dei campionati. Morale della favola: La Penna e Pasqua, tra i più quotati in campo, vengono fermati per tutta la stagione e torneranno dal 2022-2023, a loro si aggiungono Massa e Giacomelli in modo più lieve, fermi per alcune settimane e già rientrati in carreggiata.
Sempre a luglio, pochi giorni dopo rispetto alla pubblicazione degli organici della nuova stagione, l’ennesimo colpo di scena. Gianpaolo Calvarese, tra gli arbitri più esperti e apprezzati, si dimette e abbandona la CAN A-B all’improvviso dopo aver goduto di una deroga ad hoc per continuare per un’altra stagione. Una figuraccia per il mondo arbitrale, anche perché viene fuori che l’addio del teramano arriva a causa di un conflitto di interessi: la sua azienda di integratori sportivi vuole espandersi nel calcio professionistico, finendo per sponsorizzare o accordarsi con club di A e B. Effettivamente vietato dalle norme, ma davvero non era possibile accorgersene prima evitando così una deroga che non era giustificabile in nessun modo e che non è stata poi esecutiva?
Per fortuna dell’Aia e di Trentalange, gli ultimi mesi sono stati relativamente tranquilli e le uniche polemiche, ma quelle non saranno mai estirpate, sono legate a fattori squisitamente di campo. Nicola Rizzoli è stato silurato in estate e al suo posto il nuovo designatore è diventato Gianluca Rocchi. Se il bolognese aveva un po’ perso il controllo della situazione negli ultimi mesi del suo mandato, con designazioni molto prudenti e una scarsa crescita dei giovani a disposizione, in questi primi mesi del suo operato il fiorentino ha osato il più possibile. Il problema, però, resta la gestione del Var, che fin qui è fallimentare: troppi i rigori concessi, troppe le incongruenze nell’operato dietro al monitor, tra i più interventisti e i più refrattari, ancora troppe le topiche in campo alle quali non sempre si riesce a mettere una toppa. Ma i segnali in senso positivo cominciano a intravedersi: la strada sembra quella giusta, più trasparenza (a proposito, sarebbe il caso che le dichiarazioni televisive non siano solo episodi sporadici) e la voglia di migliorare provando ad ascoltare le critiche costruttive.
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