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Sono i giorni del calo dei contagi da coronavirus: la paura resta tanta e l’emergenza è ancora tutto fuorché passata, ma si comincia e intravedere un certo spiraglio. E così, la mente degli sportivi non può che tendere a un pensiero in particolare, vale a dire quello legato al campionato di calcio: quando ricomincia la Serie A (se ricomincia)? Alla base di alcuni dati certi e incontrovertibili, possiamo provare ad abbozzare delle ipotesi in merito tenendo conto di paletti e date da rispettare per far sì che la stagione si possa concludere regolarmente.
PER IL BENE DI TUTTI – Partiamo da una riflessione: è necessario che il campionato venga portato a termine, per una serie infinita di motivi. Su tutti il discorso economico: non completare la stagione comporterebbe milioni e milioni di perdite per tutte le società , e a cascata fino alle serie minori ci sarebbero fallimenti a catena e di fatto il collasso del sistema calcio italiano, con sullo sfondo un crollo del valore del campionato con le televisioni e gli sponsor che rivaluterebbero al ribasso le proprie offerte. E poi c’è il problema, mica da poco, che riguarda il lato sportivo. Se la Serie A non viene portata a termine, sarebbe possibile assegnare lo scudetto? E come si fa per la qualificazione alle coppe, le retrocessioni (praticamente impraticabile 22 squadre nell’anno dell’Europeo), le promozioni dalla Serie B e via discorrendo fino ai dilettanti in cui il caos è già servito da settimane? La Figc sarebbe sommersa da ricorsi e il rischio di passare una nuova estate nelle aule dei tribunali piuttosto che sul terreno di gioco è concreto. Dunque, se ovviamente le condizioni sanitarie lo consentiranno, è inevitabile che si torni a giocare. Per il bene di tutti.
IPOTESI SULLE DATE – Bisogna però capire quando si potrà effettivamente rivedere il pallone rotolare sui campi della massima serie. Superfluo ricordare che fino al 13 aprile è vietato dal decreto del Governo anche soltanto andare ad allenarsi. Dopo pasquetta, è cosa nota e implicita, le misure restrittive verranno prolungate, probabilmente fino al 28 aprile per il momento: da capire se saranno ancora proibiti gli allenamenti o meno. Se saranno consentiti gli allenamenti, la fine del tunnel si avvicinerebbe, in caso contrario si complicherebbero le cose. Ma andiamo con ordine: per completare il campionato di Serie A occorrono ancora tredici diversi turni per coprire dodici giornate rimanenti e i quattro recuperi della 25a giornata. Ipotizzando di giocare ogni tre giorni, in maniera schematica, dunque domenica-mercoledì-sabato-martedì-venerdì e così via, basterebbero circa 40 giorni per completare il campionato italiano e assegnare scudetto, piazzamenti Uefa e quant’altro. E anche giocando due volte a settimana, dunque mantenendo la canonica alternanza di weekend di partite e infrasettimanali, si chiuderebbe comunque tutto in meno di due mesi, circa 50 giorni. Partendo da questo presupposto, considerando come termine ultimo il 31 luglio (già enorme deroga rispetto alla consuetudine), l’ultima data utile per ripartire andrebbe individuata nella prima metà del mese di giugno, con tutti i rischi che però questo comporterebbe.
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L’IPOTESI MIGLIORE – L’intenzione della Lega Serie A e della Figc è dunque quella di scendere in campo il prima possibile, già a maggio: il piano perfetto sarebbe quello di riprendere gli allenamenti nella parte finale del mese di aprile e di ripartire col campionato nella seconda metà di maggio, in modo tale da consentire la riatletizzazione dei calciatori e diluire meglio il calendario, soprattutto tenendo conto degli impegni nelle coppe europee: qualora dovessero arrivare fino in fondo nelle rispettive competizioni, per concludere la stagione Napoli e Juventus avrebbero bisogno di 18 giornate, Atalanta di 17, Inter e Roma di 19. Difficile, ma non impossibile: bisognerà anche capire come la Uefa deciderà di riprendere e come comporrà il nuovo calendario: da lì sarà possibile ragionare anche nel Bel Paese su date e quant’altro.
ALTRI PROBLEMI – Fin qui è solo un discorso di date, ma c’è ben altro da considerare. In primo luogo gli spostamenti: la pandemia di coronavirus, prima dell’estate, difficilmente sarà stata debellata del tutto. Certo, le attività produttive e lavorative pian piano ritorneranno alla normalità , con queste l’industria calcio che da sola fornisce l’1% del pil italiano, ma prendere aerei, treni e quant’altro apporterà sempre quella percentuale di rischio in più. I calciatori, va detto, non dovrebbero aver problemi, tra voli privati e bocche di fuoco delle società (anche a livello medico, sarebbe possibile isolarli dal contagio con controlli giornalieri e, perché no, ritiro fino a fine stagione). Si era parlato anche di giocare tutte le partite in un’unica sede, quasi come fosse un piccolo Mondiale a livello di logistica, ma l’ipotesi non sembra stare in piedi. A preoccupare la dirigenza del calcio italiano è la situazione legata agli arbitri e agli altri addetti ai lavori: per loro sarebbe ben più difficile organizzare al meglio gli spostamenti senza rischiare per la propria salute (specie in virtù del fatto che si giocherebbe ogni tre giorni e che l’organico a disposizione dell’Aia non è vastissimo), in più verrebbe probabilmente a mancare il Var per via della distanza di un metro (che resteranno a lungo) da mantenere all’interno della sala video che non sempre sarà possibile rispettare.
POCHE CERTEZZE – Insomma, tanti interrogativi, poche certezze: una di queste è che per il momento, anche in virtù del calo di contagi, la volontà è quella di ripartire. Anche per un senso di normalità , oltre che per i motivi ben più seri di cui sopra. Al momento la speranza di Lega e Figc è quella di ripartire entro fine maggio per concludere a metà luglio e lasciarsi qualche slot a disposizione in caso di emergenza, giocando nel giro di 45 giorni tutte le partite rimaste (esclusa la Coppa Italia che al momento resta desaparecida). Giocare a settembre e ottobre? Impossibile o quasi, l’Uefa vuole le partecipanti italiane. Per questo motivo, anche se non si dovesse – a malincuore – riuscire a portare avanti la stagione, dichiarandola ufficialmente terminata anzitempo, occorrerà stilare una classifica. Al momento questa vedrebbe la Juventus capolista – da capire se il titolo verrà assegnato – Lazio, Inter e Atalanta in zona Champions, Roma, Napoli e Milan in zona Europa League, Lecce/Genoa, Spal e Brescia per la retrocessione. Un bel caos, per vari motivi: la speranza è che si possa ritornare ben presto alla normalità .
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