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La Procura federale guidata da Giuseppe Pecoraro ha chiesto nuovamente 15 punti di penalizzazione per il Chievo da scontare nella stagione in corso nell’ambito del processo per le presunte plusvalenze fittizie del club veneto del presidente Luca Campedelli, per il quale la richiesta è di 36 mesi di squalifica. Si tratta del secondo processo nei confronti dei clivensi, dal momento che in seguito al primo deferimento il Tnf aveva dichiarato l’improcedibilità per un vizio di forma dello stesso procuratore.
L’avvocato del Chievo Marco De Luca si mostra però tranquillo in vista dei tre gradi di giudizio e svela un retroscena abbastanza inaspettato: “Qui c’è un dato di fondo: il deferimento non è firmato dal procuratore federale ma è firmato da aggiunti che non sono titolati secondo il codice di giustizia sportiva a meno che non ci sia un impedimento. Oggi ci hanno detto che l’impedimento era che il procuratore federale era al mare, un bel tapiro alla Procura federale glielo vogliamo dare? Questo è un punto fondamentale sul quale sicuramente avremo le nostre ragioni già in questa sede sennò diversamente le avremo in sede di appello. Abbiamo posto le nostre ragioni anticipate con una memoria molto documentata, facendo presente che le contestazioni della Procura federale sono totalmente infondate. Per i calcoli e per i valori dei giocatori, le richieste della Procura sono totalmente infondate visto che fa riferimento a certi siti internet e a valori che sono decisamente sbagliati per tutte le transazioni che sono state fatte in Italia negli ultimi anni e quindi non vedo perché le abbia potuto prendere a riferimento. I valori oggettivi sui ragazzi di quindici-sedici anni sono valori soggettivi, non oggettivi. Anche quest’anno ha ammesso al campionato il Chievo ritenendo assolutamente regolare la sua posizione a bilancio”.