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Un fulmine a ciel sereno nella già poco fortunata seconda esperienza juventina di Paul Pogba. Il centrocampista francese è risultato positivo al testosterone in un controllo antidoping effettuato dopo la partita tra Udinese e Juventus, gara della prima giornata di Serie A dello scorso 20 agosto. Un macigno pesantissimo in un momento in cui il giocatore era alle prese con un recupero da un lieve infortunio, l’ennesimo dal 2022 quando il campione del mondo di Russia 2018 rimediò la rottura del menisco laterale. Da quel momento un susseguirsi di problemi fisici, che lo hanno costretto a disputare solamente dodici presenze sotto la guida di Massimiliano Allegri. La più recente contro l’Empoli al Castellani, ma rischia di essere l’ultima della stagione se le controanalisi confermeranno la positività . Pogba ha il diritto di chiederle entro tre giorni dalla comunicazione. Se la positività dovesse essere confermata, si aprirebbe un processo al Tribunale Nazionale Antidoping, a meno che l’atleta non decidesse di patteggiare.
E se le controanalisi dovessero confermare la positività ? Potrebbe rischiare almeno un anno di stop, anche se è presto per le ipotesi. Secondo il Codice sportivo antidoping, qualora la positività fosse accertata, Pogba rischierebbe 4 anni di squalifica, “a meno che non siano soddisfatte le condizioni per l’annullamento, la riduzione o la sospensione della squalifica”, in base all’articolo 11.2.4 che regolamenta le sanzioni individuali per una violazione degli articoli 2.1 (Presenza di una sostanza proibita o dei suoi metaboliti o marker), 2.2 (Uso o tentato uso di una sostanza o di un metodo proibiti) o 2.6 (Possesso di sostanze proibite e ricorso a metodi proibiti). Intanto, bisognerà capire quale sarà la linea difensiva di una stella del calcio che rischia di rimanere ancora lontano dal campo.
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