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Più Sassuolo e meno furbetti: la Serie A segua l’esempio di De Zerbi

Foto Antonio Fraioli

“Abbiamo ritenuto giusto tutelare la salute di tutti, prima degli interessi lavorativi”. Parole e musica di Roberto De Zerbi, che pochi giorni fa spiegava così la scelta di escludere Ferrari e Locatelli dai convocati per Sassuolo-Roma dopo il focolaio Covid esploso all’interno della nazionale italiana durante le qualificazioni ai Mondiali 2022. Una scelta “di coscienza” secondo il tecnico neroverde, eppure il club emiliano è stato oggetto di commenti e critiche da parte di molti addetti ai lavori e tifosi.

Qualcuno è addirittura arrivato ad accusare il Sassuolo di falsare il campionato. Parole che hanno innescato l’immediata reazione dello stesso De Zerbi nel post-partita del Mapei Stadium, match tra l’altro brillantemente pareggiato nel finale da Raspadori e compagni. “Se le ASL di Milano e Torino bloccano partite per 4-5 positivi, mi dovete spiegare perché la scelta nostra sia discussa” affermava poche ore fa il tecnico. Parole più che mai attuali, viste le continue positività che ancora emergono: in ordine cronologico il Torino e Cragno nel Cagliari sono gli ultimi della lista, ma non hanno fatto eccezione anche Verratti e Florenzi in Francia oltre che Grifo in Germania.

Effettivamente, con il passare delle ore e il diffondersi a macchia d’olio del contagio tra i giocatori della nazionale, sorgono diversi dubbi sulla gestione della situazione sia da parte delle autorità sanitarie che da quelle federali. In piena terza ondata era davvero il caso di lasciare le società libere di schierare i giocatori pur sapendo perfettamente che un tampone negativo non avrebbe garantito assolutamente niente? La risposta di De Zerbi e del Sassuolo sarebbe stata chiara a chiunque, ma praticamente tutto il resto del campionato sembra pensarla diversamente.

Un “non scegliere” che rischia di essere un messaggio a dir poco diseducativo. Se infatti si parla del ruolo dei giocatori come esempio per i giovani, criticando giustamente gli juventini McKennie, Arthur e Dybala per aver violato il coprifuoco organizzando una festa, appare quantomeno bizzarro fare finta di nulla quando società che fatturano milioni hanno deliberatamente accettato il rischio di diffondere un virus che solo in Italia ha già mietuto ben oltre centomila vittime.

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