La soluzione d’impatto visiva, il tatuaggio, l’hanno scelta in due: Stefano Pioli e Luciano Spalletti, campioni d’Italia con Milan (2021-22) e Napoli (2022-23). Per Simone Inzaghi, vincitore dello Scudetto della seconda stella dell’Inter, invece niente tricolori sulla pelle: “I tatuaggi non mi piacciono”, confessa. Ad accomunarli c’è la prima volta da campioni d’Italia negli ultimi tre anni. Un filo rosso annodato in tre stagioni che ha spezzato il digiuno di tre veterani della panchina. Stefano Pioli iniziò ad allenare nel 2003, mentre Luciano Spalletti nel 1994. Più recente l’inizio della carriera di Simone Inzaghi, che prese il posto proprio di Pioli alla Lazio nel 2016. L’allenatore ex biancoceleste lottò per il titolo nel 2019/20 sulla panchina della Lazio, portandosi a pochi punti dalla Juventus di Sarri (altro debuttante sull’albo d’oro dopo una lunga carriera), mentre nel 2021-22 il passo falso della sua Inter a Bologna spianò la strada per la vittoria rossonera in campionato. Sembrava un tabù e invece la sua Inter è riuscita a mantenere la ferocia di inizio stagione fino alla fine e fino all’aritmetica.
Nella sua carriera Stefano Pioli è stato esonerato cinque volte e in altre due occasioni è stato lui a dimettersi. La terza posizione con la Lazio nel 2014-15 fu dipinta come l’apice della carriera, mentre l’esperienza fallimentare con l’Inter la grande occasione persa. Nel 2019 accettò l’offerta del Milan con la veste di traghettatore, sotto l’ombra di Ralf Rangnick, pronto a subentrare in estate con l’incarico di plenipotenziario. Eppure, da quel momento Pioli iniziò a costruire un Milan bellissimo, solido e vincente. Prima di vincere con il Napoli, Luciano Spalletti andò vicino ad aggiudicarsi il titolo una volta, nel 2007/08, quando la sua Roma fu prima in classifica per un tempo nell’ultima giornata, prima dell’ingresso in campo di Zlatan Ibrahimovic, uomo decisivo di Parma-Inter.
Storie diverse, tutte con un lieto fine, unite dal filo rosso della Serie A degli ultimi tre anni. All’appello manca Gian Piero Gasperini, uno che allena in Serie A da 17 anni e che lotta per la Champions League, con l’Atalanta, da otto stagioni (oltre ad averla sfiorata nel 2008-09 col Genoa). Non ha mai realmente lottato per lo Scudetto, anche se la Dea chiuse a soli 5 punti dalla Juventus capolista nel 2020. In questa stagione il Gasp si è regalato una storica semifinale di Europa League con una vittoria memorabile ad Anfield contro l’ultimo Liverpool di Jurgen Klopp. Se c’è una logica nel passato recentissimo della Serie A, nessuno meriterebbe più di lui di scrivere un’altra pagina di storia di un albo d’oro da prime volte.