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Un passo verso la normalità e un passo verso una sorpresa inedita. Perché se da un lato il Milan ‘allontana’ lo scenario apocalittico che la vedeva potenzialmente come la prima squadra nell’era dei tre punti ad uscire dalle prime quattro da campione d’inverno, dall’altro chi si tira momentaneamente fuori dalla corsa è la stessa squadra che vince da nove anni. La Juventus crolla in casa per 3-0 e vede distrutto ogni alibi: nessun infortunato, tutti a disposizione contro un Milan che perde Ibrahimovic e sbaglia un rigore. La squadra di Pirlo non reagisce, non si rende mai veramente pericolosa dalle parti di Donnarumma e resta ora a 64 punti in classifica. Sedici in meno rispetto alla scorsa stagione di Sarri. Troppi, anche per un esordiente come Pirlo che per la prima parte della stagione poteva quantomeno appellarsi ad alcuni alibi legati all’assenza di preparazione. Non più, non a maggio. La Juventus ha subito gol in tutte le ultime 11 partite di Serie A, come non accadeva in campionato da aprile 2010, quando arrivò a 19 di fila.
Ma quel sorprende è l’incapacità di dare una scossa. Nella stagione più negativa degli ultimi nove anni, la Juventus ha dimostrato quantomeno di saper reagire, emergendo come la squadra ad aver collezionato più punti da situazione di svantaggio in questo campionato (17). Contro il Milan, la Juve di Pirlo è messa a nudo di tutte le sue difficoltà tattiche e mentali. Due eurogol di Brahim Diaz e Rebic e un colpo di testa di Tomori travolgono i bianconeri che ora rischiano seriamente di vedere scivolare via l’obiettivo Champions. Tra Pirlo e Pioli, il derby degli allenatori in bilico lo stravince il rossonero che si tiene stretta la panchina e fa un dispetto al collega. Era dal 2012/13 che il Milan non otteneva almeno 69 punti in una stagione di Serie A dopo 34 giornate. Ora dopo 35, i punti sono 72. Non sufficienti per sognare lo Scudetto. Abbastanza per dare fiducia a Pioli.
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