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Intervenuto a Radio Serie A con RDS, l’ex direttore sportivo di Torino e Roma Gianluca Petrachi ha parlato dello stato di salute del calcio italiano: “Con umiltà, mi sento di dire che la nostra Serie A è malata. Tolti 5-6 club virtuosi, gli altri hanno vagonate di debiti. E’ fondamentale trovare un equilibrio tra fatturato e spesa, altrimenti diventa un calcio difficile da sostenere“.
Sull’importanza della figura del ds: “Mi vengono in mente due personaggi come Angelozzi e Corvino, che da sempre rappresentano questo tipo di ruolo. Il club deve essere coraggioso per imporre una linea guida e poi affidarsi a queste figure, chiamate a portare avanti azioni virtuose. Fa la differenza non ritrovarsi con un monte ingaggi spaventoso in caso di retrocessione – ha spiegato -. Il ds deve avere il controllo sull’area tecnica, gestire le persone che ne fanno parte e fare da collante tra società, squadra e allenatore. Purtroppo al giorno d’oggi sono in pochi ad assumersi questo tipo di responsabilità“.
Infine, Petrachi ha concluso: “In passato sul mercato ci si fidava del lavoro degli scout, mentre oggi la tecnologia ha reso tutto più semplice. A me arriva una lista già scremata e poi, in base all’interesse e all’emozione del calciatore, vado a guardarmi alcuni profili live. Al Torino presi Bremer nonostante nessuno ci credesse. In questi casi conta l’intuito: io mi ero detto che se avesse lavorato un po’ sulla tecnica sarebbe diventato un calciatore di livello“.
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