Il centrocampista della Roma sempre più un caso per i giallorosso e a gennaio potrebbe anche andare via: cosa sta succedendo
Sarebbe ora di cominciare ad analizzare esattamente quanto sta avvenendo tra la Roma e il suo capitano, Lorenzo Pellegrini.
Spesso additato dai tifosi come il responsabile delle sfortune giallorosse – destino che accomuna tutti quelli che a Roma hanno messo la fascia al braccio e che ha anche divorato la serenità di alcuni di questi – di questa magra classifica probabilmente non potrà essere troppo accusato se è vero come è vero che delle dodici partite che la Roma ha giocato da novembre ad oggi Pellegrini è stato titolare quattro volte giocando solo due gare di queste per intero, in altre quattro occasioni è subentrato e per il resto è rimasto a guardare.
Claudio Ranieri, chiamato al capezzale di una Roma sbandata dai Friedkin, ha portato avanti un percorso che puntasse a ridare serenità alla quadra attraverso piccole certezze, equilibrio e risultati. La cura ha funzionato contro avversari alla portata, non con big come Atalanta e Napoli (ma lì era appena arrivato a Trigoria). Dopo il pareggio con il Milan, il derby con la Lazio servirà a capire se la strada intrapresa è davvero quella della rinascita. Sicuramente la Roma quando vince demolisce e convince (chiedere a Lecce e Parma per credere), ma lo scivolone di Como dimostra che il paziente non è guarito.
Dentro questa terapia, la vicenda di Lorenzo Pellegrini resta una nebulosa. Assurto al livello di Lampard per bocca del suo stesso allenatore mentre languiva in panchina, registrato in crescita tanto da aver “ricominciato a far gol in allenamento”, il capitano è stato rilanciato nella mischia dall’inizio con il Braga in Europa League, ha risposto segnando e mettendo in archivio una buonissima prestazione per poi risparire nella debacle di Como (in tanti si sono chiesti il perché), se non per riesumarlo nell’ultima mezz’ora. E ripiombare in una eclissi incomprensibile. Da promesso Lampard a capitano senza più gradi e campo.
Pellegrini-Roma ora è un caso
Ma se la scelta tecnica va accettata qualora anche non fosse condivisa. Quella ambientale, verbale, motivazionale, lascia qualche dubbio, richiederebbe qualche spiegazione. A meno che ce ne siano di non divulgativi.
Lorenzo Pellegrini è sicuramente un orgoglioso, ha certamente contribuito ad una stagione in ombra (dentro al quale forse c’entrano anche i trambusti societari a catena). Lo ricordiamo dire senza mezzi termini (in una conferenza accanto a Juric) che lui l’esonero di De Rossi non lo aveva capito e che non era stato neanche interpellato. La società non avrà certamente gradito, ma tutto sommato è emersa quella personalità di cui molti lo hanno spesso accusato di difettare.
La domanda è: parliamo di un giocatore di 28 anni, parliamo del capitano della Roma con 300 partite e 53 gol in giallorosso. Se non ci debba appellare ad un pochino di rispetto e la gestione del patrimonio, ad un anno dalla scadenza, che non appare ragionata e redditizia per il club. Che tipo di accordo si spera di trovare ora con Pellegrini, anche volendolo spingere verso l’uscita?
“Se arriverà una offerta valuteremo, per lui come per altri“, queste le parole di Claudio Ranieri. Ma Pellegrini non ha mai chiesto di andare via. O se lo ha fatto è bene si sappia. Come finirà? La risposta è scritta nel vento, diceva Bob Dylan. Il problema è che il vento di Roma è il ponentino, e se tira forte ti può sfuggire di mano.