“Mi sono sempre comportato da professionista, sono un esempio per i giovani, ho sempre insegnato loro il rispetto, la lealtà e la correttezza”. Queste le parole di Emanuele Calaiò, accusato di aver provato ad alterare il risultato di Spezia-Parma, ultima giornata dell’ultimo campionato di Serie B, di fronte al Tribunale federale nazionale. “Ho passato un’estate infernale, orribile – ha sottolineato l’attaccante del Parma, per il quale la procura federale ha chiesto 4 anni di squalifica e 50 mila euro di multa – È la prima volta che mi trovo dentro queste mura, non sono mai stato coinvolto in nessuna questione illecita e non mi aspettavo neppure di arrivare in questa situazione per dei messaggi innocui, stupidi, scherzosi, che non avevano un secondo fine. Non ho mai pensato minimamente di alleggerire l’andamento della partita contro lo Spezia o la prestazione dei miei ex compagni. Sui giornali ogni giorno c’era la mia foto come se fossi un criminale: ho passato giorni a giustificarmi con i miei figli che sono grandi e leggono il giornale. È bruttissimo, non lo auguro a nessuno”.
Calaiò ha poi avanzato una richiesta al tribunale: “Ho 36 anni, sono quasi a fine carriera. Ho fatto 20 anni di calcio, ho girato tante piazze importanti e in tutte ho lasciato il segno non solo a livello tecnico, ma anche fuori dal campo. Ho giocato anche a Catania e a Siena, club che sono stati coinvolti in vicende poco chiare, ma io non ne sono mai stato toccato perché sono una persona pulita, corretta e queste cose non le faccio. Sinceramente io vorrei finire la mia carriera come l’ho iniziata, dando tutto me stesso in campo e fuori dal campo, e non vederla macchiata da una situazione che non mi appartiene. Faccio fatica anche a parlare, sono amareggiato e non pensavo di arrivare a questo punto: non ho fatto niente di grave”