[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”10725″]
L’intenzione di ripartire c’è, il “come” è il problema. Se da una parte gli allenamenti individuali degli atleti professionisti saranno concessi a partire dal 4 maggio, dall’altra invece non si capiscono certe limitazioni. È questo il pensiero del noto giornalista Sky Paolo Condò durante il suo intervento nel day-after l’illustrazione della ‘Fase 2’ e soprattutto dopo la presa di posizione del Ministro Vincenzo Spadafora. “Finché ci sono 500 morti al giorno non è il caso di parlare di ripresa del campionato – ha affermato Condò -. Però il calcio, come tutte le altre situazioni lavorative, sta lavorando per riprendere quando finalmente le cifre del contagio e dei deceduti caleranno in maniera vistosa. Nessuno può dire se questo momento sarà a metà giugno, fine giugno, ad agosto o a settembre ma nel frattempo bisogna lavorare per farci trovare pronti“.
Successivamente Condò ha duramente attaccato Spadafora: “In questo senso il Ministro Spadafora, a differenza di Conte, ha spiegato che i calciatori non potranno lavorare individualmente all’interno dei centri sportivi dove sarebbe molto più facile controllare il distanziamento sociale – citando un esempio di Dzeko o Immobile a Villa Borghese con i possibili incontri con i tifosi in giro per la città -. Ho la sensazione che oltre al discorso del protocollo medico ci sia un intento punitivo nei confronti del calcio di Serie A“. E ancora: “Il discorso diventa politico e mi riferisco ai tempi in cui Grillo propagandava la decrescita felice, soltanto nella sua testa augurabile: ho l’impressione che Spadafora appartenga a una fazione del suo partito che continui a perseguire questa politica. Colpire chi apporta ricchezza è un fatto politico e non operativo-sanitario“.
[the_ad id=”248876″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180”]