Due storie infrasettimanali. La rivincita di Gasperini e la compattezza del Genoa di Juric
Gasperini e la “sua” Atalanta
Il 21 settembre l’Atalanta, dopo le prime quattro giornate di campionato, in cui ha totalizzato solamente tre punti, affronta il Palermo del nuovo corso De Zerbi in casa. Finisce 1 a 0 per i rosanero con rete di Nestorovski. Sembra già essere la fine di un cammino per Gasperini. Le incertezze date dai continui cambi di modulo e di titolari, gli esperimenti tattici falliti, portano il mister ex Genoa a giocarsi tutto nella trasferta di Pescara contro il Crotone. I suoi vincono 3 a 1. Da allora l’Atalanta ha cambiato marcia, confezionando ben 5 risultati utili consecutivi, 4 vittorie e un pareggio, 7 gol fatti e solamente due subiti. Dalle due vittorie in casa contro le big Napoli e Inter al meritato pareggio per 0 a o a Firenze fino alla vittoria di Pescara per 1 a 0. I dubbi delle prime giornate si sono trasformate in certezze. La difesa a 3 è diventata una sicurezza dove poter sperimentare terzini come Masiello e Konko a tornanti della difesa a 3. Ha affidato il centrocampo a giocatori giovanissimi come Kessie, Freuler, Grassi, Kurtic, Conti, fino a comporre un attacco camaleontico capace di cambiare gli interpreti continuamente con Petagna, Pinilla e Paloschi sempre in ballottaggio vicino alla certezza Gomez.
La squadra del Gasp adesso si trova sesta in classifica a 16 punti e domenica all’”Atleti Azzurri d’Italia” affronta proprio il Genoa, primo amore di mister Gasperini, nella gara tra le due più grandi rivelazioni di questo campionato. I risultati e il gioco espresso dai bergamaschi rappresentano la rivincita sul campo di Gasperini e della “sua” Atalanta, oggi specchio trasparente delle idee del suo allenatore. Una rivincita in campo nata dal lavoro e dalla costanza, tra esperimenti tattici e giovani, tanti giovani.
Genoa brutto, sporco e cattivo, e compatto
Il Genoa è brutto, sporco e cattivo, ed è anche una squadra compatta, compatta nel senso più estremo del termine. Roba da giuramento col sangue.
La squadra di Juric, dopo soli 3 giorni dalla sconfitta nel derby con la Sampdoria per 2 a 1, ha trovato subito la forza per ripartire, attaccando a mani nude un Milan fin troppo nobile per questo Genoa. Risultato 3 a 0, in una prestazione che definire combattiva sarebbe riduttivo. Ora il Genoa, nonostante un primo inizio di campionato tempestato da assenze e infortuni, il più grave quello di bomber Pavoletti, rientrato proprio nella gara con il Milan, è a 15 punti a solamente tre punti dalla zona Europa League e con una partita in meno rispetto alle altre, tra l’altro da disputare nel bunker del Marassi contro una sbiadita Fiorentina. Il Genoa apprezzato in queste prime 10 giornate di campionato assomiglia, con le dovute differenze, ad un primo Atletico Madrid e non per la presenza di baby Simeone in attacco. Quanto lotta tra l’altro.
È una truppa, come quella del primo Cholo, pronta a sfidare l’avversario nella testa prima che sulle gambe, innervosendolo, sfiancandolo, fino a trovare il guizzo decisivo. È una squadra senza prime donne, ma di 18 gregari pronti a mettersi a disposizione, sempre e comunque. Tra certezze difensive, i km percorsi da Laxalt ed Edenilson e i gol di Pavoletti il Genoa è pronto a colpire anche domenica nella gara in trasferta contro l’Atalanta che sa di Europa, anzi sa di battaglia. Lo sarà sicuramente.