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Per la prima volta nella storia della Serie A la squadra Campione d’Italia ha chiuso il girone di andata con lo Scudetto sul petto con un distacco di almeno 20 punti dalla prima della classe, l’Inter, a cui apparteneva il precedente record negativo (-15 dalla capolista nel 1930/31, quando però la vittoria contava due punti). Numeri eloquenti che raccontano la peggior stagione possibile in casa partenopea, in crisi dopo la sconfitta per 3-0 contro il Torino e in ritiro in hotel in vista del derby campano contro la Salernitana. Un dentro o fuori per Walter Mazzarri, che si gioca la panchina alle porte della Supercoppa Italiana, che può rappresentare un modo per salvare parzialmente la stagione. Prima però servono tre punti in campionato per sistemare una classifica che vede Kvaratskhelia e compagni al nono posto, a 28 punti. Pochi, pochissimi per chi deve quantomeno rientrare il prima possibile nel pieno della corsa Champions (quarto posto distante 5 punti ma con quattro squadre davanti). Mazzarri però si dice fiducioso, assicura che il ritiro ha fatto bene a tutti e che il modulo, 4-3-3, non è in discussione.
Serve però una risposta immediata, soprattutto in attacco, dove senza Osimhen si è chiamati ad offrire risposte incoraggianti in zona gol. Il Napoli non ha trovato la rete in sei delle ultime otto partite di Serie A, tante volte quante nelle precedenti 46 gare di campionato. Il rendimento casalingo rimane poi sempre un rebus, visto che solamente cinque squadre (tra cui proprio la Salernitana) hanno fatto peggio dei partenopei (11 punti) tra le mura amiche. Per gli azzurri più sconfitte (4) che vittorie (3) in un ‘Maradona’ deluso e arrabbiato. Mazzarri chiede il sostegno dei tifosi, ma al momento sembra essere la squadra a dover spedire un messaggio al suo pubblico. Vietato sbagliare, quindi, contro una Salernitana che ha vinto l’ultima trasferta in Serie A contro il Verona. Pochi dubbi per Filippo Inzaghi. Daniliuc, Gyomber e Fazio sono pronti nella difesa a tre a protezione di Costil. Poi Sambia, Legowski, Martegani e Bradaric. Quindi Candreva, Tchaouna e Simy. Un unico, il solito, ballottaggio per Mazzarri. Simeone o Raspadori? Più il primo. Intoccabili Politano e Kvaratskhelia. Come sono sicuri di una maglia Cajuste, Lobotka e Zielinski. In difesa spazio a Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus e Mario Rui, a difesa di Gollini. Parola al campo. Unico giudice per stabilire se nel 2024 il caro, vecchio rimedio del ritiro ha ancora senso di esistere. Averci solo pensato dopo un anno storico e indelebile è però già una sconfitta.
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