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La lotta contro il razzismo non si placa. In prima fila il Napoli, che ha intervistato Kalidou Koulibaly in merito alla bufera delle scorse settimane. Un’intervista pubblicata sul profilo Facebook ufficiale della squadra partenopea. “Ci sono state tante cose positive dopo quello che è successo – afferma chiaramente K2 -. Prima di tutto la vicinanza della mia famiglia. So che per tutti è normale, ma per me è davvero fondamentale. Sapere che mi supportano è importantissimo per me. Poi tutti i messaggi ricevuti da amici e colleghi. Sono stati 20 giorni di sostegno molto importanti. So che è successo qualcosa di negativo, ma non dimenticherò mai tutta la solidarietà ricevuta. Sono maturato molto anche per merito di questa situazione”.
Il difensore parla della differenza di cultura, in tal senso, tra un paese come la Francia e l’Italia: “Sono nato in Francia. Ho giocato su campi francesi, con amici della Turchia, arabi e francesi. Il razzismo non c’è mai stato in Francia e si vede anche dalla Nazionale. In Italia mi son reso conto che c’era qualcosa di strano. L’ho capito dai primi cori contro i napoletani. Quando ho imparato un pò l’italiano ho iniziato a capire meglio. Bisogna capire che questo non è più possibile. Insigne è napoletano ma gioca per la Nazionale italiana. Non ci devono essere discriminazioni. Il calcio come strumento per cambiare questa mentalità? Noi calciatori possiamo essere un esempio. Possiamo farcela insieme per combattere il razzismo e qualsiasi altra discriminazione”.
Koulibaly ha un messaggio chiaro da trasmettere, a partire dall’educazione dei bambini: “Penso che siamo tutti uguali e al giorno d’oggi non dovrebbero esserci queste discriminazioni. Ma anche mio figlio già capisce che siamo tutti uguali. Parla italiano, francese e senegalese, va a scuola in Italia. Lui capisce, ma è difficile spiegare cosa è successo. Il razzismo tra i bambini non esiste. Tutti sono uguali”.