A Napoli la festa è già partita. Timidamente, ormai da settimane una volta capito da che parte stesse fischiando il vento, in una direzione nuova per gli ultimi trentatré anni, poi con più insistenza una volta vinto all’Allianz Stadium una settimana fa in una partita simbolo dell’intera stagione, contro gli odiati rivali della Juventus e con un finale diverso rispetto a quel maledetto 2018. Lo scudetto tanto agognato ora è lì da conquistare e c’è subito il match point, che in questa prima occasione con sei giornate di anticipo non dipende solo dagli azzurri. E allora, è qui la festa?
Sì, perché la città è in fermento e ormai quest’onda di euforia non si può arrestare. Nemmeno la scaramanzia partenopea, nemmeno il fatto che comunque non bisogna soltanto battere la Salernitana, ma prima di scendere in campo sarà necessario che all’ora di pranzo la Lazio non abbia vinto in casa dell’Inter. Sarà una domenica per cuori forti, che è sempre meglio di dover aspettare un giorno intero per conoscere il proprio destino. Lo spostamento che tanto ha fatto polemica, che non è piaciuto alla Lega, agli avversari e a molti commentatori, che Spalletti ricorda essere frutto non del club ma delle autorità, fa discutere e si unisce al racconto di un’annata irripetibile, nella quale il destino sembra non poter consentire che gli azzurri debbano festeggiare dal divano come chi è abituato a vincere scudetti su scudetti e qualche volta può persino festeggiare in smart working.
No, serve la festa sul campo, ma c’è chi farà muro. In primo luogo, la Salernitana: è un derby campano e non si faranno sconti, il rinvio non è piaciuto a Iervolino e Sousa, e il momento di forma dei granata è decisamente buono. Si può pensare di fare lo scherzetto agli azzurri, di rovinare una giornata storica ai cugini e anche l’ennesimo record, perché nessuna squadra in Serie A ha vinto lo scudetto con sei giornate di anticipo. Anche la Lazio, però, minaccia la tranquillità dei partenopei: troppo importante la trasferta del Meazza, servono i tre punti per non vedere Milan, Roma e Juventus avvicinarsi, e soprattutto per tenere lontana l’Inter. E allora per Maurizio Sarri, che non è riuscito in quello che riuscirà presto a Spalletti, non ha tempo per i sentimentalismi, e anzi ci va giù duro: “Gli hanno apparecchiato la festa, spero possano festeggiare il più tardi possibile”. La festa, Napoli, se l’è apparecchiata da sola: la città è completamente azzurra, il piano sicurezza già attivato, la sensazione che domani sia il giorno X tanta. In caso contrario, per chi ha aspettato trentatré anni sarà possibile attendere altri quattro giorni, quando ci sarà la trasferta di Udine, un altro amarcord niente male per Spalletti.