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Si chiude anche ottobre per il Napoli, ed è stato un mese – letteralmente – di sole vittorie. Questa squadra ha cambiato passo e ora è una corazzata: lo dimostra il 4-0 rifilato anche al Sassuolo, l’ottava vittoria consecutiva in campionato, la decima in tutto su dodici partite con due pareggi e l’imbattibilità ancora intatta, ancora una porta inviolata, le solite giocate nello stretto che infiammano il Maradona, una partecipazione costante alle fasi di gioco di tutti e undici in campo.
E poi, con un Osimhen lì davanti in queste condizioni, capace di segnare tre gol e di farsi trovare sempre al momento giusto, facendo sembrare normale che in panchina debbano stare sia Raspadori che Simeone. Ed è una batteria di attaccanti che fa paura, per non parlare delle rifiniture, dei dribbling, del nuovo gol di Kvaratskhelia, l’uomo in più d questa squadra. Lobotka e Anguissa sono una coppia perfetta, Juan Jesus non fa rimpiangere Rrahmani, anzi. E poi, Di Lorenzo con la fascia da capitano ha una marcia in più ed è leader vero.
La copertina dopo il poker ai neroverdi, però, va a Luciano Spalletti: siamo ancora a ottobre, ma siamo anche a un terzo del campionato, e il tecnico di Certaldo fin qui (lo ribadiamo) ha creato un capolavoro. Una squadra francamente senza rivali non solo in Italia, ma anche in Europa, se si tiene in considerazione la brillantezza, il valore della proposta di gioco, la condizione fisica e mentale, la tenuta difensiva. Non sembrano esserci punti deboli, se non il rischio di dover sopportare una pressione sempre più costante. Tante volte il mister toscano era partito così bene, del resto anche lo scorso anno (anche meglio, visto che arrivarono dieci vittorie in fila) il Napoli sembrava invincibile, poi però arrivò la solita flessione che colpiscono le sue squadre. Quest’anno, però, sembra diverso.
In casa Sassuolo, la certezza di dover continuare su questa strada, ma anche alcune riflessioni: la spavalderia nel gioco, in certi contesti, non paga. Specie se in casa propria ci sono anche delle assenze pesanti, e soprattutto con una rosa che pare francamente leggermente più debole rispetto all’anno passato. Ma Dionisi (e l’ambiente) potrà perdonare ai suoi questo saliscendi continuo in prestazioni e risultati.
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