Aurelio De Laurentiis, produttore cinematografico ed erede di una famiglia di cineasti, lo farà sicuramente meglio. Per ora il film del campionato vinto dal suo Napoli, snodandosi tra trionfi roboanti e cadute (rarissime), restituisce l’immagine di una stagione perfetta, come poche se ne ricordano nella storia della Serie A. Da Verona dove il Napoli riuscì a trionfare con cinque gol, alla Juventus, sempre in trasferta, per la chiusura del cerchio. La matematica non è arrivata allo Stadium, ma è quella la partita memorabile di un’annata indimenticabile per gli uomini di Spalletti e il loro popolo. E ad Udine l’ultima nota di una sinfonia perfetta.
HELLAS VERONA-NAPOLI 2-5 (La consapevolezza)
La prima giornata non può offrire certezze sull’esito finale di una stagione. Può far sognare, certo. Ma al Bentegodi, nel 2-5 contro l’Hellas, il Napoli capì innanzitutto una cosa: il lavoro fatto in estate non era stato sbagliato. Con un nome su tutti: Khvicha Kvaratskhelia. La prima stretta di mano con l’Italia è da predestinato: un gol, un assist, una cifra smisurata di giocate intelligenti. La scena è tutta del georgiano. E di Osimhen, mentre Lobotka e Politano perfezionano il tutto. Kim fa vedere il suo potenziale, ma l’intesa con Rrahmani è tutta da affinare.
LAZIO-NAPOLI 1-2 (La reazione)
Premessa: il Napoli viene da due pareggi consecutivi, uno dei quali senza segnare (e non collezionava due pari senza far gol dal 2020). Non faceva registrare tre segni ‘x’ consecutivi addirittura dal 2014 sotto la guida di Benitez. L’entusiasmo si allenta e l’esame Lazio di Sarri arriva proprio quattro giorni prima del Liverpool. Metti anche che dopo 4 minuti la Lazio è già in vantaggio ed ecco che la necessità della gara perfetta diventa un Everest da scalare. La consapevolezza di Verona, però, assume tratti ancora più concreti. Il Napoli non si fa trascinare dalla fretta, costruisce la sua trama di gioco, senza perdersi nel nervosismo, affidandosi solo alla qualità dei suoi interpreti. E minuto dopo minuto quello dell’Olimpico diventa un monologo. Con due acuti tutti nuovi: Kim al 38′, Kvaratskhelia al 61′. Nel complesso, statistiche alla mano, sono 17 le occasioni da gol create (più di tutti nel turno di Serie A), 19 i tiri (meno solo del Milan), 11 i dribbling riusciti (meglio di tutti), il dato più alto di possesso palla e due giocatori al top per passaggi riusciti nel dato complessivo della giornata di campionato: Kim e Rrahmani. L’intesa è affinata.
MILAN-NAPOLI 1-2 (L’uomo in più)
Politano apre, Giroud risponde. Quando la gara sembra scivolare verso il pareggio, ecco l’uomo che non ti aspetti. Giovanni Simeone, reduce da una stagione da 17 gol a Verona, accetta il ruolo di vice Osimhen in un Napoli che di vice Osimhen decide di non averne a sufficienza. Due giorni dopo il suo arrivo, ecco infatti anche l’ufficialità di Giacomo Raspadori. Simeone però ha caratteristiche diverse, quel che servono agli azzurri in un finale di gara bloccato a San Siro. Cross di Mario Rui, colpo di testa del Cholito, tre punti. Il Napoli sale a quota 10 punti nelle prime quattro trasferte di questo torneo.
ROMA-NAPOLI 0-1 (Re Victor)
A Victor Osimhen mancano i gol nei big match. Quello che sembra l’ultimo step per il definitivo salto di qualità si concretizza in una serata noiosa all’Olimpico, in cui è Mourinho e non Spalletti a dettare i ritmi che preferisce: lenti, soporiferi. La Roma si accontenta dello 0-0, il Napoli no ma fatica a trovare varchi. E alla prima palla disponibile, Osimhen non perdona: scatto in profondità bruciante su Smalling e diagonale in controbalzo imprendibile per Rui Patricio. La stagione da capocannoniere inizia a Roma.
INTER-NAPOLI 1-0 (La prima caduta)
“Dopo la sosta non so cosa può succedere”, disse Allegri prima del Mondiale. Aveva quasi ragione. Il Napoli subisce la prima sconfitta nella prima gara del 2023. L’Inter vince di misura grazie ad un gol di Dzeko, che nel 2018 qualche anno prima aveva già messo un freno alle ambizioni Scudetto del Napoli. Il Napoli prima del fischio d’inizio era la squadra ad aver subito meno gol di testa (1). A San Siro Dzeko proprio di testa fa esplodere i nerazzurri. Il Milan è a -5.
NAPOLI-JUVENTUS 5-1 (La partita Scudetto)
La partita perfetta. Miglior attacco (Napoli, 39) contro miglior difesa (Juventus, 7). Nessun compromesso. Un dominio schiacciante e una serata da incubo per Massimiliano Allegri nel giorno della sua 450esima panchina in Serie A. Osimhen realizza la doppietta, Kvaratskhelia passa sulle macerie di una difesa irriconoscibile. Di Maria illude, ma il Napoli dilaga con Rrahmani ed Elmas. Luciano Spalletti eguaglia Carlo Ancelotti (275) per numero di successi in Serie A dal 1983/84. E’ la partita che probabilmente resterà nella memoria dei napoletani come quella più iconica del terzo Scudetto.
NAPOLI-ROMA 2-1 (La certezza)
Ora si può dire, mettendo da parte ogni scaramanzia. Il Napoli ha capito che avrebbe vinto lo Scudetto all’86’ di Napoli-Roma quando Giovanni Simeone con una finta di corpo manda Smalling al bar e con un mancino strozzato batte Rui Patricio. Prima c’era stato il vantaggio di Osimhen e il pareggio di El Shaarawy al 75′. Anche qui, come all’andata, tutto sembrava andare verso il pareggio. Ma Simeone, ancora una volta, non è d’accordo. Spalletti si conferma bestia nera per Mourinho: una sola vittoria in sei testa a testa con il tecnico di Certaldo.
JUVENTUS-NAPOLI 0-1 (La chiusura del cerchio)
Uno Scudetto spesso chiude un cerchio. La gioia per il gol di Koulibaly nel 2018 all’Allianz Stadium rimase vana, chiusa in un hotel di Firenze. A Torino il Napoli di Spalletti vince allo stesso modo, con un gol decisivo nel finale di gara, dopo lo 0-0 nei novanta minuti. Merito di Giacomo Raspadori, riserva di lusso. La sfida tra la squadra che ha guadagnato più punti in partite casalinghe di questa Serie A (Juventus, 36 in 15 gare) e quella che ne ha ottenuti di più in trasferta (Napoli, 40 in 15 match) premia quest’ultima. E come ogni film che si rispetti, il finale ha un significato. In questo caso, semplicemente, la chiusura del cerchio perfetta.
NAPOLI-SALERNITANA 1-1 (Amarezza e sollievo)
Una bandiera per tifoso, chi ne portava due per il vicino sprovvisto, l’intero stadio colorato, la fine della lunga attesa, la festa pronta a scattare, l’ordine pubblico incatenato tra mille variabili. E invece no. Boulaye Dia guasta i piani e risponde al gol dell’iniziale vantaggio di Olivera. L’urlo è strozzato in gola, le bandiere piegate con cura, la macchina dell’ordine pubblico pronta per rimettersi in moto per un’altra, lunga settimana. L’amarezza però fa posto al sollievo. Stavolta il gol che non ti aspetti, quello che ti lacera e ti cancella il sorriso è completamente inutile. Rinvia solo un godimento che è inevitabile. Vincerlo oggi o dopodomani non conta quando il tempo si ferma e una città vive attimi immortali.
UDINESE-NAPOLI 1-1 (Scudetto)
Bergamo, Roma, Stoccarda, Doha. E Udine. Sono le città dei trofei napoletani. I 10.000 tifosi azzurri fanno festa in una partita che sembrava ad un certo punto un remake del match con la Salernitana. Stavolta però segna prima la squadra avversaria, con Lovric. E poi il Napoli, con Osimhen. E chi se non lui? Ma soprattutto stavolta il pareggio è sufficiente. Il Napoli vince con cinque giornate di anticipo.