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Allan, ex centrocampista del Napoli e ora in forza all’Everton, torna sul celebre episodio dell’ammutinamento della rosa partenopea. Il Corriere dello Sport intervista l’ex Verona. Parla di Napoli e del Napoli. Dell’ammutinamento, anche: “Vicenda triste, sulla quale sono state riportate inesattezze. Ma io non vorrei adesso stare qui a parlare. E comunque la verità non si è mai saputa. Intanto, sgombero il campo da una falsità: che i calciatori fossero contro Ancelotti”.
Al tempo, si disse che Allan era uno dei leader della protesta: “Ruolo che mi venne incollato addosso e ho dovuto condividere con un paio di miei compagni, con Lorenzo, ad esempio. Mentre invece quella fu una scelta di gruppo e il Napoli sapeva che ritenevamo ingiusto andare in ritiro. Passai, con Insigne, come uno dei capi. Io che ero infortunato e che non potevo non essere lì, che non giocai quella volta, scoprii di essere ritenuto un ideologo della sommossa. C’è chi aggiunse che ce l’avevo con Carlo, la persona più speciale che abbia incontrato e che mesi dopo mi avrebbe voluto con lui all’Everton. Ci furono malintesi che si sarebbero potuti chiarire, ma venne imposto il silenzio stampa e quindi fu impossibile parlarne. Noi eravamo tutti con Carlo. Punto. Io Volevo andar via, volevo sorridere, la mia immagine era uscita macchiata mentre io sono una persona seria”.
Allan ricorda anche il famigerato scudetto “perso in albergo“: “Accadde alla vigilia della partita di Firenze, davanti alla tv, nel momento in cui ci rendemmo conto che era finita, perché la Juventus, che vinse in casa dell’Inter, a quel punto aveva un calendario agevolissimo. Capimmo, in quella serata, quanto sia difficile vincere il campionato in Italia. E fu sotto gli occhi di tutti. Noi ci trovammo senza energia, eravamo distrutti, quel risultato divenne per noi frustrazione”.
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