“Josè Mourinho vuole restare in Italia e guarda al Napoli”. Lo scrive il Times, voce autorevole. La società partenopea – impegnata stasera nella finale di Supercoppa Italiana contro l’Inter – deve pianificare il futuro, dopo aver affidato per sei mesi l’incarico di allenatore a Walter Mazzarri, in sostituzione di Rudi Garcia. Un ex Roma, come Spalletti, campione d’Italia, e come naturalmente Josè Mourinho, fresco di esonero in giallorosso. Il portoghese avrebbe rifiutato l’offerta dell’Al Shabab e avrebbe aperto la fase di riflessioni in casa Napoli. Che segue naturalmente una serie di pro e contro. Non sono pochi e devono essere tutti vagliati a fondo, anche perché la scelta non è banale e in gioco c’è il destino di una società campione d’Italia in carica. Il primo aspetto è quello di conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro. E il passato più recente (e più vicino) offre un assist.
A ROMA NESSUN SALTO DI QUALITÀ IN CAMPIONATO – Mourinho ha ereditato una Roma settima in classifica e l’ha condotta per due anni di fila al sesto posto. L’obiettivo della società era quello di lottare per la zona Champions, ma Mou è sempre stato più cauto sull’obiettivo finale. La sua Roma però avrebbe potuto fare molto di più in campionato. E la nona posizione che ha lasciato a stagione in corso con Dybala e Lukaku in rosa non è sufficiente. Nel corso del campionato, è mancato il salto di qualità. Un elemento che pesa sulle valutazioni.
POCA CONTINUITÀ SUL GIOCO IN GIALLOROSSO – No, non è vero che la Roma di Mourinho ha sempre giocato male. Come ha detto lo stesso De Rossi in conferenza stampa, la squadra giallorossa è riuscita in certe circostanze ad offrire prestazioni di qualità, anche in termini di controllo del gioco. Una su tutte, l’ultimo Roma-Atalanta 1-1. In ogni caso, Mourinho non è certo un esteta del calcio. La sua Roma, come molte delle sue squadre, si è contraddistinta per praticità e solidità difensiva. Ma spesso e volentieri ha faticato sulla costruzione delle occasioni. L’ultimo derby contro la Lazio è stata la partita che con ogni probabilità ha convinto i Friedkin a cambiare guida tecnica. Senza Dybala in campo, la Roma ha perso idee e proposte. A San Siro contro l’Inter (anche lì senza la Joya) la partita assunse rapidamente le sembianze di un esercizio attacco contro difesa. Se il Napoli vuole dare continuità – dopo un anno di stallo – all’esperienza di Spalletti, potrebbe guardare altrove.
LEADER DELLA PIAZZA E STADIO PIENO – L’esperienza di Josè Mourinho alla Roma è sotto gli occhi di tutti. Nessun allenatore, nella storia recente del club, ha saputo unire la piazza romanista come ha fatto lo Special One. Da Roma-Trabzonspor a Roma-Atalanta, in ogni competizione e ad ogni orario, l’Olimpico è stato sempre sold out. Chiaro, Roma e Napoli – pur essendo unite da una passione per tratti simile – sono piazze diverse, ma la forza di Mourinho è sempre stata quella di saper individuare le esigenze, i timori e le richieste di una tifoseria. Ha sempre saputo cosa dire e non dire. A Roma lo ha dimostrato: sotto questo aspetto Josè è ancora Special.
PREVENZIONE INFORTUNI – “Storia clinica”. Alzi la mano chi non ha sentito questa espressione di Josè Mourinho in conferenza stampa. Lo ha ripetuto spesso perché ci tiene. E il suo staff, soprattutto nei primi due anni romanisti, ha svolto un lavoro importante sulla prevenzione degli infortuni. Lo spogliatoio giallorosso era pieno di casi particolari. Smalling passò dalle 21 presenze del 2020-21 alle 38 (22/23) e 47 (23/24) sotto Mou. Poi il nuovo stop in questa stagione per una tendinite. Paulo Dybala nella sua prima stagione è stato tenuto costantemente sotto controllo. Per lui – oltre a qualche affaticamento – un solo problema muscolare di entità rilevante, che per poco non lo tiene fuori dal Mondiale. L’altro invece fu traumatico, alla caviglia a Bergamo, dopo un duro fallo di Palomino. Sfortuna e poche colpe. In questa stagione, la Joya ha accusato una lesione lieve al flessore e una lesione distrattiva al collaterale mediale del ginocchio (altro infortunio traumatico, quindi, che sfugge alla prevenzione muscolare). Più nel dettaglio, i giocatori che hanno saltato diverse partite sono gli stessi che in passato hanno dovuto gestire infortuni e ricadute. Ma sotto Mourinho l’emergenza è stata ridotta. Pochi mesi fa uno studio di Noisefeed, società che cura statistiche per tantissimi club in Europa, ha rivelato che con lo Special One gli infortuni a Trigoria sono diminuiti del 45%. Sul tema prevenzione, lui e lo staff promossi a pieni voti.
GIOVANI – Se c’è un giovane forte, Mourinho lo fa giocare. Ne beneficia la squadra, con più concorrenza interna e stimolo per i big. Ma anche le casse della società, visto che la Roma ha incassato una bella cifra dalle cessioni di Tahirovic, Afena-Gyan e Volpato. De Rossi inoltre ora si ritrova un titolare in più, come Edoardo Bove, vera e propria scoperta dello Special One. “Stava per andare in prestito in Serie C…”, ha spesso ricordato il portoghese. Serve però la materia prima. E il Napoli al momento è undicesimo in Primavera 2.
L’EUROPA È CASA SUA – L’unica Roma veramente Special si è vista in Europa. E se il Napoli vuole darsi un tono fuori dai confini, Mou sarebbe la scelta giusta. Due finali continentali consecutive – in Conference ed Europa League – rappresentano un risultato eccellente e storico per il club giallorosso. Sulla carta il cammino in Conference fino al trionfo di Tirana non fu impossibile. La Roma era naturalmente più forte sulla carta di Vitesse e Bodo/Glimt. E partiva almeno alla pari con il Leicester di Maddison, Lookman, Fofana e Tielemans. E di certo aveva più carte da giocarsi del Feyenoord all’Arena Kombetare. Ma le partite europee vanno giocate sul campo e sono sempre un rebus (figuriamoci una finale contro un club con una Champions in bacheca). Decisiva la mentalità europea del tecnico e un Olimpico travolgente nelle partite casalinghe. Capolavoro sfiorato in Europa League. Battute Salisburgo, Real Sociedad, Feyenoord, Bayer Leverkusen, tutte società che quest’anno hanno giocato in Champions League. Mou ha preparato perfettamente ogni gara, ai minimi dettagli. E non è mai stato eliminato in Europa sulla panchina giallorossa. Poi è arrivata la sconfitta tra le polemiche contro il Siviglia in finale a Budapest. Un episodio che cambia la storia di Mourinho con la Roma. E forse quella del Napoli.