E’ la vittoria della sofferenza, del gruppo, della fatica. Il Milan risponde a Juventus, Inter e Napoli e resta in testa al campionato a +5 sulle inseguitrici, ma serve una prestazione fuori dall’ordinario per fare breccia nel muro eretto da una Sampdoria troppo timida nel primo tempo per sperare che possa bastare la reazione veemente nel finale a fruttare punti. A Marassi i rossoneri vincono per 1-2: un successo sporco ma meritato, al netto di alcune sbavature arbitrali che non possono però oscurare la prestazione offerta dalla squadra di Pioli. Un gruppo coeso e quadrato, che sa ormai capire i momenti delle partite e giocare di conseguenza. Lo ha dimostrato senza Ibrahimovic in una trasferta che poteva essere complicata, ma che viene convertita nella settima vittoria consecutiva in trasferta. In tal senso, eguagliato il record di Liedholm nel 1964 e Capello nel 1993.
A sbloccare la partita – resa complicata dall’applicazione tattica dei doriani – c’è il solito calcio di rigore, come è bene definire visto che sono già otto i penalty concessi al Diavolo. Quello di stasera è a prova di polemica, troppo netto il tocco di mani di Jankto per non essere fischiato, anche se nella ripresa nell’area rossonera ci sono alcune situazioni borderline che non vengono valutate con la stessa attenzione da Calvarese. Kessie è (quasi) infallibile ed è 0-1 proprio a pochi istanti dalla fine del primo tempo. Nella ripresa sale la pressione della squadra di Ranieri, e così la partita diventa sempre più sporca e sono i singoli a emergere pian piano. Theo Hernandez e le sue cavalcate, Castillejo che dà la scossa dalla panchina e segna il raddoppio, Tonali che dopo un avvio incerto prende confidenza e coraggio. Senza Ibrahimovic, serviva proprio questo. Nonostante il gol subito che porta la firma di Ekdal su una disattenzione da corner, il finale non è particolarmente in apnea e i punti sono 26. E sono tanti. E’ cambiato tutto in un anno, e tanti altri miglioramenti possono ancora arrivare.