Zlatan Ibrahimovic, ai microfoni della BBC, ha rilasciato una lunga intervista in cui parla di Milan, ambizioni personali e obiettivi del gruppo. La stragione dei rossoneri procede a gonfie vele: “Siamo in un momento di forma incredibile, stiamo facendo benissimo. Ma ancora non abbiamo vinto niente, dobbiamo ricordarcelo.”
Come si rimane ad alti livelli per così tanti anni? La risposta è non guardarsi mai indietro, ma puntare sempre a migliorarsi: “Dopo l’infortunio mi sono detto che fino a quando potrò giocare a calcio, vorrò giocare a calcio. Quando giochi a questo livello è tutta questione di performance. Se rendi bene, se porti risultati, allora sei ancora ad un livello top. Non appena non riesci più a farlo, arriva qualcun altro. Amo questa pressione perché non voglio essere qua per ciò che ho fatto in passato. Io sono qua per ciò che faccio nel presente e questa è la pressione che metto su me stesso. Qualunque cosa ho fatto prima, non la metto in mezzo adesso perché devo dimostrare ogni giorno chi sono. Ecco perché tiro fuori il meglio di me ogni giorno. E continuerò a farlo finché non sarò più in grado di fare certe cose”.
Il Milan non era l’unica squadra su Zlatan Ibrahimovic, ma la scelta è stata semplice e la sfida è riportare il club al top: “La prima volta che sono venuto al Milan arrivai in un club che lottava per il titolo, la seconda volta sono venuto per riportare il club e la squadra al top, il luogo a cui appartengono. E’ una sfida diversa, una sfida che mi piace perché quando tutti dicono che è troppo difficile, che è quasi impossibile, è lì che entro in scena ed è lì che mi sento vivo. Se riesco ad avere successo e se sono in grado di fare quello che penso di poter fare, il feedback è fantastico, la sensazione è incredibile perché è un traguardo più grande che arrivare ad un top team che è già al top. Sono molto motivato”.
Sicuramente Zlatan non è più quello di dieci anni fa, è cambiato in molti aspetti, non solo tecnici ma anche caratteriali: “Ho tanta esperienza, i gol non sono mai stati un problema, io semplicemente vado avanti. Non sono lo stesso giocatore di 5 anni fa, non sono lo stesso giocatore di 10 anni fa, tutti cambiamo a causa dello sviluppo da un punto di vista fisico. Sono onesto, non corro più quanto correvo prima. Ora corro in modo più intelligente. La ragione per cui dico che il campionato italiano è il più difficile per un attaccante è che è molto tecnico e la filosofia è quella di non subire gol piuttosto che segnarlo”.
Del ritiro non se ne parla affatto: “Andrò avanti fino al momento in cui non potrò più fare ciò che sto facendo adesso. Io devo soltanto mantenermi in forma fisicamente, il resto viene da sé”.