Un derby che può già diventare il canto del cigno della gestione di Paulo Fonseca. Nel giorno in cui il focus principale è legato all’esonero di De Rossi da parte della Roma, c’è da fare i conti anche con la delicata posizione del tecnico portoghese del Milan, che fin qui non ha convinto, per usare un eufemismo, ma che in caso di ko contro l’Inter rischia di pagare prematuramente e di farlo però per tutti. I colpevoli, infatti, sono da cercare altrove e non di certo in un allenatore che alla Roma e al Lille ha dimostrato di saper creare un gruppo in grado di giocare un buon calcio e di ottenere buoni risultati. Non un luminare della panchina, ma un allenatore serio e capace: invece, è stato lasciato solo, in balia degli eventi, e lui ci ha messo del suo.
I risultati non sono certo dalla sua parte: unica vittoria contro il Venezia fanalino di coda, clamorosa sconfitta col Parma e pareggi contro Torino e Lazio in cui si è rischiato concretamente di perdere e si è dovuto rimontare. Cinque punti in quattro partite (con nove gol subiti) non bastano certo all’ambiente rossonero, ma non sono nemmeno un rendimento da bocciatura a priori. Ci si mette però anche la Champions, dove perdere col Liverpool ci sta, non come fatto ieri a livello tattico e di spirito. E ora il cammino europeo è già messo a repentaglio. Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, di questo passo la stagione può prendere una pessima piega. Serve la svolta, la dovrà dare Fonseca o qualcun altro per lui.
Però, se Fonseca ha delle colpe, non ha certo quelle principali. La torta va suddivisa e una grossa fetta non può che andare ai giocatori. Alcuni stanno rendendo sotto le loro possibilità, da Maignan a Loftus-Cheek, passando per Tomori e Calabria, mentre Theo Hernandez e Leao, alternando belle giocate a momenti di black-out, con la ciliegina in negativo dell’ammutinamento contro la Lazio, quando mentre Fonseca dava indicazioni, loro se ne stavano dalla parte opposta del campo, a sorpresa non scelti dal primo minuto in quella partita.
Un feeling mai sbocciato quello tra la piazza e Fonseca, che paga il fatto di non essere la prima scelta nel momento in cui bisognava sostituire Stefano Pioli. C’erano Conte e Sarri disponibili, era spuntato anche Xavi. Invece, il profilo scelto dalla dirigenza rossonera è quello di un tecnico non troppo esperto a questi livelli e soprattutto molto aziendalista, in piena continuità rispetto al precedente allenatore. Insomma, i tifosi non hanno apprezzato la scelta e i risultati del campo non stanno dando ragione al portoghese. E di conseguenza, la contestazione che ieri ha trovato il proprio culmine nei minuti finali contro il Liverpool è nei confronti del club, di Cardinale fortemente criticato, di Furlani, di Ibrahimovic che con l’uscita di ieri è inviso ora anche alla sua stessa tifoseria. A fare da parafulmine, però, è Fonseca: se il derby andrà come negli ultimi anni, sarà lui a pagare, per tutti però.