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La notizia del giorno è senza ombra di dubbio quella della riconferma di Stefano Pioli sulla panchina del Milan con nuovo contratto fino al 2022. Non tanto perché non sia un’operazione comprensibile, quanto per tutto quello che c’è dietro: Rangnick quasi certo, confermato da alcuni esponenti della società, poi scaricato improvvisamente per dare una svolta conservatrice. Niente nuovo che avanza, basta con gli esperimenti: chi ha fatto bene in un mese intero può fare altrettanto in un anno e con una giusta programmazione, dunque ecco che il dietro-front è servito e che Pioli può restare al Milan. Felici i tifosi, anche l’opinione pubblica, ora tocca al tecnico emiliano dimostrare di poter guidare una big (o wannabe tale) fin da inizio stagione.
Ma quella della dirigenza rossonera è davvero una scelta giusta? Se guardiamo il post lockdown, c’è poco da dire se non che sì, questo Milan è un’ottima squadra e gran parte del merito è di Pioli. Tanti punti (al primo posto da giugno insieme all’Atalanta), imbattuti, in Europa League con tre giornate di anticipo quando a inizio stagione sembrava che l’obiettivo massimo per come si stava mettendo fosse il primo posto della parte destra della classifica. E poi un gioco che funziona, un modulo chiaro, un’identità camaleontica che ha reso possibile battere Lazio, Juventus e Roma e alla grande. Insomma, per vari motivi a Pioli una chance andava data.
Ci sono però anche altri aspetti da dover considerare. Qualcuno dimentica che Pioli non è certo arrivato nel post lockdown, ma già in autunno scorso. E si ricorderà la sfida dell’andata contro l’Atalanta, prossima avversaria fra due giorni, come punto più basso di questa stagione: in quel 5-0 Pioli sedeva sulla panchina rossonera e rischiò l’esonero. I risultati erano pian piano migliorati nei primi due mesi dell’anno nuovo, ma di fatto prima dell’inizio della quarantena il Milan era fuori dall’Europa con una quindicina di panchine per Pioli. Dunque, anche lui sarebbe stato tra i responsabili del fallimento. Poi, il miracolo di giugno e luglio. Ma la rinascita del Diavolo è stata favorita, non si può negare, anche dalla presenza di un leader tecnico e di spogliatoio come Zlatan Ibrahimovic: se Pioli è stato riconfermato, non può che ringraziare lo svedese. E magari, convincerlo a rimanere.
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