Carattere, mentalità, voglia di crederci sempre. E di non morire mai. Se c’è un segreto in questo Milan che da due anni e mezzo gioca alla grande e che è campione d’Italia, è che un insieme di buoni giocatori sono diventati una squadra vincente proprio grazie a una forza psicologica che le rivali sembrano non avere, almeno fino a questo punto. Dove non arriva la tecnica, dove occorre fare i conti con la sfortuna per via di infortuni a grappoli, arrivano le seconde linee che si sentono coinvolte nel progetto e la capacità di fare tre gol in dieci minuti dopo un po’ di difficoltà nei primi ottanta, e di segnarne soprattutto due nel recupero dopo aver subito lo schiaffo del pareggio al 90′ per un errore di un Tatarusanu comunque attento fino ad allora.
Insomma, a Empoli il Milan soffre, spreca, rischia di perdere due punti ma poi vince. Si rialza dopo la sconfitta casalinga col Napoli, dimostra di poter giocare anche infarcito di giocatori non esattamente di prima scelta per Pioli, che si gode un nuovo successo al cardiopalma. Questa squadra in trasferta è pressoché inarrestabile, anche se quest’anno erano arrivati due pareggi su campi difficili. E sul complesso Castellani, contro i ragazzi di Zanetti ben messi in campo e mai domi, ci sono altri tre punti che alimentano il sogno scudetto. Vittoria del gruppo e del coraggio, anche della furbizia. Scaltro Tonali nella rimessa laterale sul movimento di Leao, errore arbitrale ma non certo una caduta di stile dei rossoneri. Che comunque la vincono con merito, perché al di là del cronometro, dopo il botta e risposta Rebic-Bajrami, non si perdono d’animo e costruiscono immediatamente l’opportunità, sfruttata, per tornare avanti. Che lezione per le altre big. E ora c’è il Chelsea, avversaria durissima, ma con questo spirito tutto è possibile.