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“Se quel giorno non fossi andato alla partita sarei morto. Anche se quel giorno ero debole in tutto e per tutto. Ma quelle erano le immagini della forza e della volontà di una persona che combatte“. Così, in un’intervista al Tg1, Sinisa Mihajlovic ha raccontato quel 25 agosto del 2019 quando, dopo il ricovero per leucemia del 15 luglio, uscì dall’Ospedale Sant’Orsola per seguire dalla panchina Helllas Verona-Bologna. “Quando passi la leucemia è difficile aver paura – ha aggiunto sorridendo spiegando l’esperienza della positività al coronavirus -: come quando passi una guerra, di cosa mai puoi avere paura dopo? Sono stato sempre sereno. Se lo avessi preso a febbraio-marzo quando ero immunodepresso poteva essere anche pericoloso. A 51 anni, comunque, ho imparato a farmi il letto da solo perché quando ero in ospedale per la leucemia nessuno poteva entrare nella mia stanza: all’inizio ci mettevo mezz’ora, poi ho imparato. La prossima sfida? Lunedì sera, devo incontrare il mio amico Ibra: speriamo che possa essere migliore dell’ultima volta che abbiamo preso cinque pappine...“.
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