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“Sai, con un mio amico ogni tanto faccio la bolletta scommettendo sulle ammonizioni degli arbitri. Sentiamoci su Telegram”. E’ questo uno dei passaggi di una segnalazione da parte dell’arbitro di Serie A, Antonio Rapuano di Rimini, che ha denunciato al designatore arbitrale Gianluca Rocchi le parole e il comportamento dell’ex responsabile dei fisioterapisti dell’Aia, Claudio Defina, a poche ore da Inter-Empoli del 23 gennaio. Per i fatti in oggetto Defina, in seguito al successivo deferimento da parte della Procura Federale, è stato sanzionato con una pena pari a un anno di squalifica dal Tribunale Federale Nazionale.
Una vicenda che, come detto, risale al 23 gennaio scorso, quando poche ore prima di Inter-Empoli, l’arbitro romagnolo designato per dirigere la sfida del Meazza aveva ricevuto un messaggio da parte del membro Aia nel pomeriggio. Il dispositivo delle motivazioni della sentenza del TFN descrive così l’accaduto: “Contattato quest’ultimo associato AIA sulla propria utenza telefonica mobile, anche attraverso le piattaforme di messaggistica istantanea WhatsApp e Telegram, rappresentando allo stesso di fare ogni tanto con un amico (ovvero di scommettere di tanto in tanto sul numero complessivo di ammonizioni comminate durante una determinata gara), dando in tal modo a far intendere al proprio interlocutore di voler conoscere anticipatamente il numero di ammonizioni che lo stesso avrebbe comminato durante lo svolgimento della gara che in serata avrebbe dovuto dirigere (pensando evidentemente di riuscire in tal modo ad assumere informazioni utili al fine di poter giocare una ‘bolletta’ vincente sull’evento sportivo che di lì a qualche ora si sarebbe svolto). Non riuscendo oltre nel proprio intento per il pronto rifiuto opposto dall’AE Rapuano il quale non appena udite le parole del Defina provvedeva immediatamente a rispondere a questi con tono stizzito “che cazzo stai dicendo” interrompendo la conversazione, bloccando in entrata il numero di telefono del Defina stesso e avvisando da subito dell’occorso, tanto, il Responsabile CAN AB G. Rocchi, quanto, l’AE D. Orsato quale Rappresentante degli Arbitri in attività”.
Rapuano aveva subito contattato Rocchi per denunciare l’accaduto: “Gianluca, Come anticipato telefonicamente, ho appena ricevuto una chiamata da Defina Claudio (responsabile fino allo scorso anno dei fisioterapisti ); mi ha contattato tramite whatsapp chiedendomi se potevo chiamarlo su telegram. Rifiutando la sua richiesta mi pronunciava le seguenti parole: sai io con un mio amico ogni tanto faccio la bolletta scommettendo sulle ammonizioni degli arbitri. A quel punto urlandogli prima come cazzo sei messo, gli ho chiuso il telefono in faccia bloccandolo. Rapuano Antonio”.
L’Aia inoltrò anche un’altra comunicazione, quella dell’arbitro pugliese Eugenio Abbattista: “Buon giorno Gianluca. Facendo
seguito al nostro colloquio telefonico appena intercorso con la presente ti specifico quanto segue: Oggi alle ore 12:30 circa venivo contattato telefonicamente dall’associato Defina Claudio. Lo stesso Defina mi riferiva di aver contattato nella giornata di ieri 23/01
l’associato Rapuano Antonio per comunicargli di una presunta sua nuova collaborazione (del Defina NB) con una società di
statistica-analisi dati. Alla mia domanda di quale fosse il reale problema, il Defina mi comunicava che il Rapuano era pesantemente
dissentito e infastidito dall’aver ricevuto questa chiamata, tanto dall’aver interrotto la comunicazione arrabbiato e pesantemente
offeso e di aver chiamato me in considerazione del mio rapporto con il Rapuano. A quel punto avendo immaginato e intuito io
qualcosa di anomalo e strano, intercorso nella chiamata fra i due (Defina e Rapuano), ho categoricamente stoppato e fermato
Defina dicendogli che poteva interrompersi nel suo racconto che non era di mio interesse e pertinenza e che faceva bene a chiuderla
li anche con me. Che non mi andava di proseguire nella conversazione. L’ho salutato”.
Defina è stato ascoltato e ha fornito la propria versione dei fatti (ritenuta però non credibile dalla Procura Figc, che ha deciso di proseguire con il deferimento al TFN per le violazioni in questione chiedendo tre anni di squalifica): “La mia idea era di valutare la possibilità di realizzare una app per creare probabilità nelle scommesse per il mondo degli arbitri, in particolare per quanto riguarda le ammonizioni. Quindi contattavo Rapuano e gli comunicavo via whatsapp di poterci sentire su Telegram solo perché sapendo che si parlava di scommesse per evitare fraintendimenti ritenevo che fosse meglio per lui sentirsi su una chat più sicura ma il fine era esclusivamente di chiedere se esisteva un sito affidabile per poter acquisire numeri e statistiche relative alle ammonizioni degli arbitri, purtroppo non sono riuscito a spiegare questo concetto perché in meno di un minuto appena lui ha sentito da me che dicevo “ho iniziato a seguire un bet che fa scommesse sulle freccette ed avevo pensato di far qualcosa sui cartellini” lui mi diceva immediatamente “che cazzo dici Claudio” e mi metteva giù il telefono bloccandomi immediatamente, infatti provavo a richiamarlo per spiegare ma non squillava nemmeno”.
Come riporta infatti il dispositivo di condanna del TFN, “La tesi giustificativa offerta dal sig. Defina non ha alcuna credibilità alla luce della circostanza che il medesimo aveva chiesto, via whatsapp, all’AE sig. Rapuano di utilizzare “Telegram” specificandone la ragione con le seguenti parole:” Ci sei caro? Posso chiamarti? Sei in tranquillità? 5 minuti una cosa importante ” (screenshot in atti). Non si comprende davvero cosa possa esserci di così riservato e urgente, da definire in cinque minuti poche ore prima della partita Inter – Empoli, nel chiedere all’AE sig. Rapuano se esista “un sito affidabile per poter acquisire numeri e statistiche relative alle ammonizioni degli arbitri”.
Rispetto alla richiesta di tre anni di squalifica, il Tribunale Federale Nazionale ha inflitto un anno, motivando con queste attenuanti la sanzione: “Il Collegio ritiene che non possa dirsi concretizzata, da parte del deferito, la violazione del dettato dell’art. 24 del CGS.
Manca agli atti del giudizio la prova che l’AA Defina sia dedito alle scommesse e/o abbia effettivamente scommesso su eventi
ufficiali organizzati nell’ambito della FIGC, della FIFA e della UEFA. Non può, infatti, assurgere al rango di prova, tantomeno di confessione, quanto riferito dal sig. Rapuano secondo il quale il Defina avrebbe testualmente detto “sai io con un mio amico ogni tanto faccio la bolletta scommettendo sulle ammonizioni degli arbitri” in quanto il riferimento alla “bolletta”, intesa come ricevuta di una puntata di gioco, non trova conferma, tantomeno documentale, in nessuna carta processuale. Inoltre la norma di cui la Procura Federale invoca la violazione, l’art. 24 del CGS, prevede, per i tesserati, il divieto di effettuare o accettare scommesse su eventi ufficiali organizzati nell’ambito della FIGC, della FIFA e della UEFA e di conseguenza sanziona la violazione di detto divieto. Ne consegue che, anche a voler ritenere che il sig. Defina volesse effettivamente conoscere quante ammonizioni avrebbe fatto il sig. Rapuano durante la gara per poi effettuare una puntata illecita, non ci sarebbe stata la violazione del divieto fintantoché non ci fosse stata la scommessa effettiva. Infine, sotto il profilo sanzionatorio, appare equo irrogare la sanzione di cui in dispositivo in considerazione della gravità della condotta equivoca, intempestiva e inopportuna, posta in essere dal deferito”. Defina può adesso presentare ricorso alla Corte d’Appello Figc, il secondo grado della giustizia sportiva.
IL DISPOSITIVO COMPLETO
LA RISPOSTA DELL’AIA
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