Giuseppe Marotta ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di DAZN. L’amministratore delegato dell’Inter ha svelato un retroscena relativo alla trattativa per portare Simone Inzaghi a Milano dalla Lazio: “Lo chiamammo non sapendo che era cena: chiaramente era un po’ imbarazzato. L’intuizione mia e di Ausilio ci ha portato a prendere una decisione per fargli sottoscrivere un accordo velocemente nel rispetto comunque di un presidente come Lotito che non l’ha inteso come sgarbo. Quando un allenatore o un giocatore sta tanti anni in una squadra, è giusto trovi un’esperienza diversa e di crescita”.
Marotta non smentisce quelle voci su un presunto colloquio con Massimiliano Allegri prima di arrivare all’ex tecnico biancoceleste: “Un contatto c’è stato devo dire la verità. E’ stato fatto anche perché non immaginavamo la disponibilità di Inzaghi: Max in quel momento era libero e rappresentava un profilo importante”. Su un ritorno alla Juventus però non c’è alcuna possibilità al momento: “No, è falso: non c’è mai stato niente di concreto”. Il dirigente nerazzurro ha anche fatto il punto della situazione sul proprio futuro: “Ho ricevuto molto nella mia prima fase della mia vita calcistica, quando sono partito dal basso. Adesso è giusto che anch’io dia qualcosa agli altri. I sogni li ho sempre, e anche non si riescono a raggiungere, bisogna avere la forza e la capacità di crearsene dei nuovi”.
“Penso di essere quasi vicino ad aver dato tutto nel ruolo dirigenziale, per cui la prossima esperienza che mi piacerebbe fare, ma qui c’è ancora del tempo che ci separa, è quella di una mia attività politica-sportiva. Voglio dare un contributo di crescita al nostro movimento sportivo, e principalmente a quello calcistico, perché secondo me purtroppo in Italia lo sport è ancora poco apprezzato e considerato”. Infine una battuta sulle caratteristiche che non devono mai mancare per eccellere nel mondo del calcio: “Umiltà, io ho trascorso metà della mia vita ad ascoltare: oggi parlo troppo perché sono nell’età in cui mi sento di trasmettere. I primi contatti con i miei colleghi erano quelli di un ragazzo che voleva imparare e stava zitto per rispetto e per rubare i segreti. L’esempio è un’altra virtù: se pretendi, qualcosa devi darlo. La fiducia è un rapporto che devi stabilire con i collaboratori”.