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C’è probabilmente un concorso di colpe nei due ultimi fallimenti di Marco Giampaolo sulla panchina di Milan e Torino. Da un lato, due società che non hanno certo accontentato le richieste dell’allenatore sul mercato. Dall’altro un tecnico che però sembra essere fin troppo inchiodato sulla sua idea di squadra. Quando Marco Giampaolo ha deciso di cambiare modulo per venire incontro alle caratteristiche della rosa, non è mai riuscito ad imporsi. Per l’ormai ex tecnico granata una sequela di record negativi in questi anni. Secondo allenatore a perdere quattro delle prime sei partite alla guida del Milan, dopo Italo Galbiati nel 1982. Ma anche guida tecnica del peggior Torino in quanto a gol incassati (35) nelle prime diciassette giornate dal 1958-59. Tredici punti in classifica, peggio il Torino ha fatto solamente nel 2002/03, quando ne raccolse 10, retrocedendo poi a fine stagione.
L’ultima beffa il pareggio contro lo Spezia in superiorità numerica per quasi tutta la partita. Eloquenti i dati: dominio col 66% sul piano del possesso palla ma un tiro in porta in meno dell’avversario. Inevitabile l’esonero nonostante le rassicurazioni di Cairo nel post partita. E ora per Giampaolo è ora di dare una svolta alla carriera, anche con un passo indietro come quando nel 2013 accettò la Cremonese in Lega Pro. Poi il cammino che ha permesso al tecnico di riaffacciarsi su grandi palcoscenici. Ottimo con l’Empoli, benissimo con la Sampdoria. Poi di nuovo la carriera in stagnazione. E perché no una nuova esperienza in Serie B? Un passo indietro, per farne due avanti. E per riacquistare l’immagine del ‘Maestro’.
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