“Ho avuto la fortuna di giocarci contro per tanti anni. E, ad oggi, posso dire che si tratta della più grande che potessi avere. E parlo non solo per me, ma so di poter parlare anche per tutti quelli che hanno condiviso quegli anni indimenticabili in campo e fuori. Perché anche la gente sullo stadio era giustamente pazza di lui. Averlo come avversario era certamente uno stimolo in più, anche perché in quegli anni lì la serie A era piena di grandi campioni”. Queste le parole di Roberto Mancini, che in un’intervista ai microfoni del Messaggero ha parlato di Diego Armando Maradona, scomparso mercoledì all’età di 60 anni.
Mancini ha ricordato un match dove la sua Sampdoria batté il Napoli di Maradona: “Era il 18 novembre, quindi il campionato non era iniziato da moltissimo. Però vincere a Napoli, in casa di Maradona e dei campioni in carica fu fondamentale. Ma non è tutto. Fu una partita aperta a qualunque risultato. Lui giocò benissimo, ma il destino volle che andasse in un altro modo. Noi facemmo quattro gol, di cui uno davvero meraviglioso: alla Maradona, direi. Vincere a Napoli non era mai facile in quegli anni e quel successo diventò un passaporto per noi per vincere lo scudetto. Resta una data memorabile per noi”.
“Indossare quella maglia in quel periodo, quando giocava lui, era una cosa speciale perché per tutti noi che avevamo un po’ di quelle sue caratteristiche tattiche e tecniche, Diego rappresentava un punto di riferimento importante – racconta Mancini -. Era difficilissimo marcarlo, innanzitutto perché tutti ne avevano un grande timore reverenziale. Ma dico sempre che la sfortuna dei grandi giocatori di quell’epoca è che non c’erano le regole di oggi. Uno come Maradona avrebbe fatto almeno 1000 gol – conclude il ct della Nazionale Italiana -. Non c’era il Var, gli arbitri non tutelavano i giocatori. I più tecnici come noi venivano massacrati puntualmente”.
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