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“La tibia è un osso importante che dà carica alla gamba. Quello che può creare opinioni contrastanti è la traumatologia dello sport, in cui ci sono trattamenti differenti. Io sono convinto che se siamo di fronte ad una frattura composta la soluzione migliore sia la terapia conservativa, per una frattura scomposta, invece, l’intervento. L’atleta è sottoposto a pressioni disumane, ma la natura e la biologia hanno i propri tempi”. Queste le dichiarazioni a Centro Suono Sport di Angelo De Carli, ortopedico della Nazionale Italiana Under 21 e specialista in Ortopedia, Traumatologia e Medicina dello Sport, parlando dell’infortunio di Wijnaldum. “Servono tre mesi per avere un margine di sicurezza e non avere problemi, non esiste qualcosa che possa accelerare di molto questo tipo di frattura. Nel momento in cui il giocatore mette un gesso o un tutore che possa permettere il carico, lui dopo un po’ di tempo non ha più dolori ma così viene sottoposto a stimoli che, in caso errati o eccessivi, possono creare recidive o ulteriori fratture. Mettendo un chiodo o una placca si fisserebbe la frattura ed il giocatore potrebbe allenarsi, i tempi di recupero comunque sono quelli”, ha aggiunto.
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