Se Pep Guardiola – come è probabile – ha passato la serata davanti alla tv per assistere ad Inter-Atalanta, può aver tratto tre conclusioni: l’Inter è in forma, gioca bene, segna e rende la vita difficile agli avversari. A San Siro i nerazzurri blindano la Champions League dal campionato battendo 3-2 l’Atalanta e si avvicinano nelle migliori condizioni mentali alla finale di Champions League del 10 giugno contro i Citizens a Istanbul. Del resto che l’Inter sia ormai la lontana parente della squadra capace di perdere 12 partite in campionato (ha fatto peggio solo 4 volte nella storia), lo dimostrano i numeri recenti: la formazione di Inzaghi ha segnato dieci gol nelle ultime tre partite casalinghe di Serie A, più di quelle realizzate nelle precedenti otto gare interne nella competizione. La gara di stasera sembra quasi un manifesto del calcio di Inzaghi. L’allenatore piacentino ha come difetto quello di essere fin troppo rigido nella preparazione di alcune gare, ma dall’altro lato della medaglia la riconoscibilità del suo gioco si mette in mostra nei momenti decisivi. Le sue squadre approcciano sempre bene alla partita, sanno palleggiare dal basso e sono letali nelle verticalizzazioni. La rete di Lukaku al 1′ è una sintesi: costruzione da dietro, due tocchi in verticale e belga in rete a tu per tu con Sportiello. Il tutto dopo poco più di trenta secondi di gioco.
E al 3′ c’è il 2-0: l’Inter gestisce a suo piacimento la lunghezza del campo trovando Lukaku, ma sa giostrarsi anche nell’ampiezza con l’apertura di gioco di Lautaro per Dimarco. Da qui l’azione si sviluppa con due concusioni dell’ex Verona e due risposte di Sportiello, ma alla seconda arriva Barella che scocca un potente destro sotto l’incrocio. L’Atalanta ha subito gol nelle ultime sette trasferte di campionato, ma la squadra di Gasperini non si disunisce e riesce anche ad accorciare. Merito di Pasalic che al 36′ esce vincitore da una mischia sugli sviluppi da corner e batte Onana. L’altra differenza – enorme – tra l’anima dell’Inter di inizio stagione e quella attuale poi è Romelu Lukaku. La rete del 3-1 è un capolavoro di lucidità del belga che si trascina dietro la difesa bergamasca e lancia in profondità Brozovic, freddo nel servire a Lautaro la palla del tris. Se proprio l’Inter ha un difetto, è la gestione del finale. Muriel riapre tutto con un gran tiro dalla lunga distanza sotto l’incrocio e nel finale una discesa di Okoli genera qualche brivido a San Siro. Non basta. L’Inter è in Champions e può gestire energie fisiche e mentali in vista della partita più importante degli ultimi dieci anni. E per Inzaghi c’è un segnale chiaro: la Lu-La è in stato di grazia.