Questa è la vittoria della continuità e la Lazio lo sa. Perché dallo 0-4 alla Cremonese prima della sosta, si passa al 4-0 contro lo Spezia al rientro dalla pausa per le nazionali. E prima ancora, anche il 2-0 al Verona. Tre sfide simili, tre reti inviolate con un Provedel impeccabile, tre ottime indicazioni per la squadra di Sarri che nel mentre aveva subito una pesante lezione in Europa League in casa del Midtyjlland. Ma sembra poter essere scattato qualcosa nella testa di questi giocatori, che ora hanno le idee chiare su come approcciare e che sanno anche gestire e coprirsi dietro quando è il caso. D’altronde, lo dimostra la matematica: il tecnico toscano, quando ha potuto fare almeno due anni sulla stessa panchina, ha sempre migliorato l’annata precedente, e l’obiettivo quest’anno è quello di migliorare il quinto posto. Che vuol dire, ovviamente, qualificarsi in Champions.
E con un Milinkovic-Savic in queste condizioni quasi irreali, un giocatore totale che può valere davvero qualcosa di molto vicino ai cento milioni, con un Zaccagni che finalmente ha ingranato, con Luis Alberto che viene scelto stabilmente dal 1′ perché si è integrato negli schemi sarriani, e con Pedro che costituisce un’alternativa di lusso a Immobile (il rigore sbagliato oggi non fa preoccupare nessuno in casa biancoceleste, visto che il bomber e trascinatore di questa squadra è anche reduce da un piccolo infortunio), parlare di primi quattro posti non è affatto una bestemmia.
L’altra faccia della medaglia è uno Spezia sfortunatissimo. Non di certo oggi, visto che la prova è deludente soprattutto in avanti e la sconfitta meritata, ma per via di un calendario che ha proposto le seguenti trasferte: a Milano con l’Inter, a Torino con la Juventus, a Napoli e poi a Roma con la Lazio. Morale della favola: quattro sconfitte, zero gol segnati. Fortuna che per Gotti in casa le cose sono andate diversamente.