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“Siamo rimasti sorpresi: finora abbiamo rispettato ogni decisione assunta dal Governo, ci sembrava ovvio che il quattro maggio potesse rappresentare il punto di partenza. Ci sentiamo discriminati, aiutare il calcio non è lo scopo del Ministro, l’attività sportiva è ferma da due mesi, ognuno di noi si sta sacrificando ma c’è qualcosa che non quadra”. Questa la dura posizione di Igli Tare, direttore sportivo della Lazio, dopo la decisione del Governo di non far ripartire gli allenamenti degli sport di squadra il prossimo 4 maggio. “È arrivato il momento di assumere una determinata posizione – ha proseguito il ds biancoceleste ai microfoni di Lazio Style Radio – in altri paesi si va chiaramente verso la ripresa ed è stato stilato un protocollo che poi dovrà essere rispettato pedissequamente. Il calcio ricopre un ruolo sociale per il paese, non vogliamo riaprire gli stadi, non ci sentiamo penalizzati perché stiamo lottando per lo Scudetto, ci sono ancora 12 partite da giocare è un discorso utopistico, è bene concludere il campionato per il bene del sistema”.
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