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L’avvocato della Lazio, Gian Michele Gentile, presente al Collegio di Garanzia del Coni riunitosi per giudicare il ricorso della procura federale sulle presunte violazioni del protocolli Covid da parte del club laziale, ha spiegato la situazione: “Ai dottori Pulcini e Rodia hanno contestato di non aver annunciato la positività dei giocatori in tempo, non aver comunicato le modalità di isolamento e non aver accordato misure di prevenzione. Ma le prime due attività sono in carico alla sanità pubblica. L’omissione è quella di non aver telefonato, non di aver omesso tutti e tre i comportamenti. La contestazione potrebbe essere fatta solo su una delle tre attività . Tutto nasce da un’errata lettura”.
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Sulla presenza di Ciro Immobile, positivo in Torino-Lazio dell’1/11/2020, e di Djavan Anderson, sempre positivo, in panchina per Lazio-Juventus dell’8/11/2020): “Nel momento in cui c’è una situazione di incertezza come nel caso di un falso positivo e su cui l’autorità pubblica non interviene, a chi è rimessa la decisione? Al medico. Perché si fa dire al giudice di merito che mandare in campo Immobile era antigiuridico? Se il giudice territoriale non si è espresso, e doveva, il medico non ha sbagliato a farlo”.
“Oggi la difesa della Lazio avrebbe dovuto soltanto dire: la sanzione è spropositata. Il Collegio di Garanzia deve rispondere quando la sanzione è abnorme. Direi che 5 mesi non è una squalifica abnorme per non aver comunicato due volte la positività di un giocatore”, ha concluso Gentile.
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