Per la Lazio è stato un anno tumultuoso, con ben tre allenatori che si sono avvicendati in panchina. Da Sarri a Tudor, per poi arrivare a Baroni, attuale tecnico del club biancoceleste. Claudio Lotito ha ripercorso questi ultimi mesi in un’intervista a Dazn: “Con Sarri c’era un buon rapporto. Dopo una partita all’Olimpico, gli feci notare che il gruppo sembrava aver perso l’orgoglio di combattere. Mi diede ragione e si andò in ritiro, ma alcuni non la presero bene. Quel ritiro ci ha mostrato un contrasto interno, specie coi giocatori più esperti. Sarri capì che non riusciva più a governare lo spogliatoio e decise di dimettersi”.
“Con l’arrivo di Tudor, la squadra ha ritrovato orgoglio – spiega il patron -. Mi ha fatto presente la necessità di attuare cambiamenti sostanziali, includendo la cessione di alcuni giocatori che creavano delle problematiche. Abbiamo capito che era arrivato il momento di sradicare chi pensava di essere padrone della società. Ora abbiamo un allenatore che parla il nostro linguaggio, che ha fame e vuole dimostrare il suo valore”.
Rimanendo in tema di allenatori Lotito ricorda anche di aver giocato a carte con Inzaghi e Bielsa: “Per me è un modo per svagarmi. Nel mondo del calcio, quasi tutti sono bravi a giocare, e Inzaghi non fa eccezione: lui giocava bene, ma era soprattutto molto fortunato. Come diceva Napoleone, meglio un generale fortunato che bravo. Con Bielsa, invece, ho provato a fare una partita, ma mi sono subito reso conto che il suo stile non si adattava al mio”.
Infine un pensiero anche su Daniele De Rossi, “legato alla storia della Roma, proprio come Totti, e viveva il suo rapporto con la squadra del cuore in modo viscerale. C’era un’identità, una simbiosi continua tra lui e il club. Non conosco i dettagli dei suoi rapporti con la proprietà o lo spogliatoio, quindi, non posso esprimere giudizi su questo. Posso solo dire che era una persona profondamente legata ai colori della squadra che allenava”, conclude.
Tornano più indietro nel tempo, Lotito si sofferma su due attaccanti che hanno fatto la storia recente del club: “Ho ingaggiato Immobile dopo un’esperienza all’estero che non si era rivelata particolarmente brillante. L’ho trattato come un figlio, ma il merito dei suoi successi è interamente suo. Klose è un grande campione che mi è rimasto scolpito nella memoria”.