Serie A

L’associazione dei tifosi del Genoa: “Ci sono i morti. Ma il calcio pensa solo al business”

Tifosi Curva Genoa
I tifosi del Genoa - Foto Antonio Fraioli

L’Associazione Club Genoani, sigla che racchiude una buona parte della tifoseria rossoblù, si schiera contro la ripresa del campionato. “Quante volte abbiamo sentito la frase ‘Il calcio è lo sport nazionale e riflette la società che viviamo’ – si legge nel comunicato diffuso in giornata dall’AGC – Mai come oggi ciò si può considerare esatto. Viviamo infatti in una società volta solo al profitto, al business, dove tutto gira intorno al dio denaro e che non lascia spazio al cuore. Abbiamo trascorso gli ultimi mesi nel dolore e nella paura e, questo, ci faceva sperare in una Italia migliore e, in un certo senso, ad un ritorno all’antico, dove le persone ed i loro bisogni potevano tornare ad essere messi in primo piano. È stato sufficiente un allentamento della paura, avere la possibilità di vedere vinta questa emergenza per far sì che tutto ricominciasse a girare intorno al soldo, fregandosene di tutto e tutti. “Bisogna ripartire”, “Servono protocolli medici”, “Occorre preservare la salute dei calciatori”. Che belle parole… già, ma la gente? Quelli come noi che si spaccano la schiena al lavoro, fanno slalom continui fra i problemi quotidiani e vengono allo stadio la domenica perché si sentono parte di una comunità fiera ed innamorata dei propri colori, non meritano neanche un briciolo di considerazione? Di noi qualcuno vuole parlare? Dovete vergognarvi: ci sono stati oltre 30.000 morti in Italia fino ad ora, quanto la capienza del nostro amato Ferraris, ci sono lutti da elaborare e tempi da rispettare”.

Poi la conclusione: Non è certamente ancora il momento per esultare per un goal. Ma voi ve ne fregate, dovete incassare quei diritti TV che sono parte preminente dei vostri bilanci, quelli che vengono allo stadio contano zero. Infatti, pur di incassarli, avete deciso di fare a meno di noi, di negarla proprio l’esultanza per il goal, insieme alle altre emozioni: le lacrime per le sconfitte, il sentire il profumo dell’erba che sale dal campo, la gioia di abbracciare i compagni di gradinata. Facendo tutto ciò, non capite di avere già perso, di averci perso, perché non siete voi ad allontanarci dai nostri amati colori, ma siamo noi che, con i nostri colori, ci mettiamo da parte e non vogliamo più aver a che fare con voi: persone avide, insensibili completamente scollegate dalla realtà, una realtà fatta, lo ripetiamo, di oltre 30.000 morti“.

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