Senza un CEO e senza Paulo Dybala, escluso dai convocati per un fastidio su una vecchia cicatrice a detta di Ivan Juric. Con un capitano, Lorenzo Pellegrini, non al meglio della condizione e un allenatore che rischia l’esonero a prescindere dal risultato di oggi. Uno stadio che non è sold out, ma che dovrebbe superare ancora le 60.000 presenze. La Roma affronta il Bologna (ore 15) in questo clima di incertezza prima di una sosta che si preannuncia rumorosa. Juric finora non ha saltato neanche una conferenza stampa e non lo ha fatto nemmeno ieri, nel giorno in cui per la prima volta si è fatto con insistenza il nome di un sostituto, Roberto Mancini, che in questi giorni avrebbe parlato per la prima volta con i Friedkin. Quel che è certo è che il tecnico croato va avanti per la sua strada, con le sue convinzioni e le sue scelte impopolari. L’esclusione di Hummels in Belgio contro il Saint Gilloise non è passata inosservata. E con ogni probabilità non passeranno inosservate le scelte di formazione in questa partita, forse l’ultima, dell’ex Torino in panchina. La Roma si ritrova con 13 punti in classifica, come nella stagione 2004/05 quando i giallorossi di Luigi Delneri persero 1-0 contro la Reggina prima della sosta. I fantasmi di quella stagione – con cinque allenatori cambiati tra precampionato e ultima giornata – aleggiano intorno all’ambiente e sta alla Roma provare a spazzarli via sul campo, a partire da oggi contro gli uomini di Vincenzo Italiano.
Pochi dubbi in difesa, dove toccherà a Mancini, Ndicka e Angelino. Sulle fasce agirà Celik, con Zalewski favorito su El Shaarawy a sinistra, nonostante il grave errore di Verona. A centrocampo Cristante e Kone hanno vinto il ballottaggio con Le Fee, mentre Baldanzi e Pisilli sembrano essere in vantaggio su capitan Pellegrini e Soulè a supporto dell’unica punta Dovbyk. Serve una scossa e serve subito. I Friedkin – che avevano esonerato De Rossi per puntare alla Champions – ora si ritrovano a dover prendere decisioni per salvare la Roma da situazioni di classifica che erano impronosticabili fino a qualche mese fa. Il tempo di nuove decisioni tecniche è arrivato, ma in casa Roma è soprattutto un vuoto dirigenziale a pesare. Dalle dimissioni di Lina Souloukou, è l’avvocato Lorenzo Vitali a rappresentare il club nei vari consessi (ultima l’assemblea straordinaria per la modifica dello statuto Figc), ma è solamente una soluzione transitoria. I Friedkin sono attesi a Roma e hanno bisogno di dare risposte urgenti ai tifosi anche sul tema dirigenziale. Nel 2009 la Roma che sfiorò lo Scudetto era tredicesima in classifica dopo dodici giornate. Le cose cambiarono con l’arrivo di Giampaolo Montali con l’incarico di Coordinatore e ottimizzatore delle risorse umane dell’Area Sportiva. Forse una coincidenza, ma la Roma di Ranieri iniziò a volare in quel momento. Tra il fantasma del 2004/o5 e il precedente positivo del 2009/10, la Roma di oggi deve trovare una nuova identità alla reazione alla crisi. Non bastano le scelte tecniche per indirizzare una stagione, servono anche gli uomini fuori dal campo per dare struttura ad un progetto. Oggi alla Roma mancano soprattutto quelli.