La solita Roma con un finale diverso. Altro giro sulle montagne russe, altri tre punti d’oro massiccio per restare incollati al quarto posto. A Frosinone finisce bene, con una panciata di Dzeko sul gong e un liberatorio sospiro di sollievo per una nuova figuraccia scampata. Non potrà andare sempre così, perché regali (il vantaggio di Ciano con la complicità di Olsen) e disattenzioni (la difesa a spasso sul 2-2 di Pinamonti) enormi in altri contesti si pagano a caro prezzo, ma per ora basta e avanza sfangarla in qualche modo per arrivare allo snodo cruciale con derby e Porto con il vento in poppa e senza altri punti vitali smarriti per strada. Meglio, per ora, turarsi il naso e aggrapparsi a Dzeko, El Shaarawy, al risultato, a nessun diffidato squalificato e poco altro. Sotto il vestito della vittoria, però, c’è poco altro da salvare. E c’è anche da soffrire per le condizioni di Manolas (distorsione alla caviglia), uscito in lacrime nella ripresa e in forse (quasi out per la Lazio e in fortissimo dubbio per il ritorno dei quarti diChampions) per le due gare della verità.
La Roma, nonostante 9 punti in 3 partite, resta malaticcia. La convalescenza, a colpi di vittorie, non allevia i sintomi di una squadra indecifrabile, in preda a una leggerezza insostenibile del proprio essere e incapace di gestire una qualsiasi partita. Gioco a sprazzi, continui alti e bassi, ma almeno un po’ di tigna accompagnata da qualche risarcimento delle sfortune del girone d’andata. “Dovevamo essere più bravi nell’interpretare la gara – ammette Di Francesco – ma devo giustificare in parte i ragazzi per le condizioni del campo e il vento che soffiava”. Sarà. Anche se quello, non dal punto di vista arbitrale, che da qualche settimana accompagna la Roma non sembra più a sfavore. Anzi, nonostante un bel po’ di spettacoli al limite della minima soglia di decenza, ha tenuto in piedi la baracca giallorossa sul sentiero per il quarto posto. Il vento, per ora, continua a soffiare dalla parte giusta. Ma non può durare all’infinito. Prima o poi smetterà. Serve anche che la Roma, trovando un centro di gravità minimamente permanente, ci metta del suo per proteggersi quando cambierà direzione